Le fusioni dei piccoli Comuni? «Una grande occasione di rilancio»

Le fusioni dei piccoli Comuni? «Una grande occasione di rilancio»

Funzionano, le aggregazioni dei piccoli comuni. Lo dimostrano i dati elaborati dalla fondazione Think Tank Nord Est. Le fusioni approvate in Veneto hanno finora beneficiato di importanti incentivi: tra il 2014 e il 2021 sono arrivati oltre 41 milioni di euro di contributi dallo Stato. A questi, poi, si aggiungono ulteriori 7 milioni di euro stanziati dalla Regione.

Funzionano soprattutto i matrimoni in montagna. A livello pro capite, il Comune più sovvenzionato è Val di Zoldo, con 239 euro all’anno per abitante (3 milioni 446 mila gli euro arrivati finora da Stato e Regione). Valbrenta ha ottenuto 187 euro per cittadino, Longarone 185, Alpago 173. Il valore medio per le fusioni del Veneto è di 151 euro all’anno per abitante.

Se invece consideriamo il contributo medio per anno, primeggia Borgo Valbelluna, cui vanno circa 1,9 milioni di euro. In valore assoluto, spiccano invece i numeri delle fusioni “più vecchie”: Longarone ha già ottenuto 7,6 milioni di euro, Alpago 5,8 milioni.

Tuttavia, nonostante i cospicui incentivi statali, le fusioni dei Comuni faticano a decollare in Veneto, dove circa la metà dei referendum è stata bocciata. Nel complesso, si sono tenute 29 consultazioni: 14 sono state approvate (anche se in due casi solo parzialmente, perché un Comune non ha aderito alla fusione) e 15 sono state respinte.

La Regione Veneto ora torna a spingere sull’acceleratore. E’ allo studio un “Piano di riordino territoriale” attraverso il quale favorire le unioni delle piccole comunità.

IL COMMENTO

«Oggi la fusione tra Municipi è una grande occasione per il rilancio dei piccoli Comuni – spiega Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est – perché permette di ricostruire dal basso la propria identità, allargando i tradizionali confini amministrativi per migliorare l’efficienza e fornire servizi di qualità ai cittadini. La rinuncia al “campanile” porta contributi e risparmi di costo: ciò consente la realizzazione di progetti per la collettività, ma anche l’organizzazione di uffici comunali più preparati nei confronti delle richieste di popolazione e imprese. In questa prospettiva, il nuovo Piano di riordino territoriale della Regione Veneto può dare la spinta decisiva ad una riforma fondamentale, evidenziando i vantaggi concreti per i cittadini. Considerando i benefici derivanti dalle aggregazioni – conclude Ferrarelli – auspichiamo che comunità e amministratori locali colgano questa opportunità: diversamente, non si può escludere che un provvedimento statale obblighi alla fusione tutti i Comuni al di sotto di una certa soglia demografica».

Le fusioni di Comuni in Veneto: i contributi ricevuti dallo Stato (2014-2021).


Fonte: elaborazioni Fondazione Think Tank Nord Est su dati Istat e Ministero dell’Interno

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