Lavoro precario e crisi energetica, la Cgil incontra i delegati

Lavoro precario e crisi energetica, la Cgil incontra i delegati

Sarà un autunno particolarmente caldo per il mondo del lavoro bellunese. E la Cgil lancia l’allarme, con una serie di iniziative che puntano a sensibilizzare i lavoratori, ma soprattutto la politica, su quello che ci aspetterà. Domani una delegazione della Cgil sarà presente a Bologna, all’assemblea nazionale. Mentre in provincia (a Belluno, domani, a Pieve di Cadore – il 16, a Feltre – il 19, e ad Agordo – il 21 settembre) il sindacato incontrerà gli oltre 400 delegati provinciali.

«Sono molte le questioni sul tavolo – spiega il segretario provinciale della Cgil, Mauro De Carli (in foto con Denise Casanova della Filctem – Cgil) acuite dalla guerra e dalla caduta del governo, proprio nel momento in cui bisognava discutere delle nuove manovre economiche.

Il grande tema è la precarietà del lavoro. In provincia di Belluno oltre l’80% dei contratti di lavoro è a tempo determinato. Erano 27.885 su 34.115 totali nel 2019, ovvero l’81,8%. Nei primi 8 mesi del 2022 la percentuale di contratti a tempo determinato è salita all’82,3% (14.785 contratti su 17.960 totali. Una percentuale in lieve calo rispetto al 2021, quando si è toccato l’85,9%. Ma attenzione, ammonisce De Carli, il calo è dovuto solo al fattore dimissioni: «Ovvero – spiega il segretario della Cgil – parliamo di lavoratori che passano da un’azienda ad un’altra». Parallelamente cresce il numero di lavoratori cosiddetti “somministrati”, cioè quelli assunti direttamente (sempre con contratti precari) dalle agenzie di lavoro interinale. In questo caso la crescita è ancora più evidente. Se nel 2019 i contratti di somministrazione erano il 13,2% del totale dei contratti, nel 2022 siamo già al 19,9%.

«Se parliamo di operai generici – puntualizza De Carli – vediamo che nel 2022 si viaggia alla media di due somministrati ogni contratto aziendale. Se gli assunti dalle aziende sono stati 385, quelli in somministrazione sono stati 760. Il doppio». Si viaggia alla media di 1 a 1 invece per quanto riguarda gli operai specializzati.

Una sproporzione che diventa ancora più evidente se si toglie dal computo totale il settore del turismo, che nel Bellunese è per antonomasia quello più legato alla stagionalità. In questo modo la percentuale di contratti a tempo determinato scende sì, ma resta vicina all’80%. Era del 77,3% nel 2019 (18.325 contratti a tempo determinato sui 23.720 totali), mentre quest’anno si è già arrivati a quota 78,7% (10.635 su 13.510 totali).

Alta anche la preoccupazione per quanto riguarda i costi dell’energia, anche se su questo punto De Carli al momento è meno pessimista del previsto. «Certo, siamo preoccupati perché i costi non lasciano sereni – spiega – ma non ci sono all’orizzonte nuvole nere per quanto riguarda la tenuta produttiva. C’è stato un gettito produttivo eccezionale nel 2022 e da questo punto di vista le aziende sono ancora intenzionate a produrre. La vera domanda è: cosa succederà alle famiglie il prossimo anno?»

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