Lavoro in tempo di pandemia, sono le donne le più penalizzate

Lavoro in tempo di pandemia, sono le donne le più penalizzate

Sono le donne ad essere state più penalizzate da un anno di pandemia. Lo dimostrano i dati sul mercato del lavoro in provincia, presentati ieri in videoconferenza dalla segretaria della Filt Cgil di Belluno, Alessandra Fontana, insieme a Maria Grazia Gentilin, segretaria dello Spi Cgil.

Nel 2020 sono stati 25.650 i nuovi contratti attivati, il 25% in meno rispetto ai 34.240 del 2019. Un calo distribuito equamente tra uomini (13.050 nuovi contratti, contro 17.465 del 2019) e donne (12.605, nel 2019 erano stati 16.775).

Ma le cose cambiano scavando un po’ in profondità. Scorporando i dati per i singoli settori si scopre, ad esempio, che nel settore dei servizi la parità resiste. Gli uomini perdono il 24% dei posti di lavoro rispetto all’anno precedente, le donne il 23%. Ma in un anno segnato dalla pandemia e con il turismo di fatto azzerato, si tratta di un dato poco significativo.

La grande differenza tra uomini e donne si ha invece nell’industria. Nel 2020 si sono fatte, in totale, 3.960 nuove assunzioni, il 35% in meno rispetto al 2019, quando furono 6.110. Ma se per gli uomini il calo è stato del 29% (3.075 nuovi contratti nel 2020, 4.340 nel 2019) il calo arriva al 50% per quanto riguarda le donne. Nel 2020 ne sono state assunte solamente 890, quando l’anno precedente furono 1.770.

«Un problema che rischia di diventare strutturale», ammonisce Alessandra Fontana, che punta l’obiettivo anche sulle tipologie di contratto. «A saltare, nel 2020, soprattutto i contratti di staff leasing – spiega – quella forma contrattuale in cui i lavoratori sono assunti a tempo indeterminato con agenzie e sono in missione presso le aziende utilizzatrici, soprattutto occhialerie» Nel 2020 solo 100 nuovi contratti di questo tipo per le donne, il 69% in meno rispetto all’anno precedente, quando erano stati 325. In ambito maschile, il calo invece è stato del 43%. A conferma che i posti di lavoro a tempo indeterminato non sono tutti uguali.

La diseguaglianza tra uomini e donne esplode in tutta la sua evidenza analizzando i dati relativi alle pensioni. Le donne, in provincia, sono la maggioranza, rappresentano il 51% del totale. Tantissime le vedove, sono 14670 (contro i 2.856 vedovi al maschile). Entrando nel dettaglio, le donne pensionate nel Bellunese sono 42.278, i pensionati maschi invece sono quasi 10mila in meno (33.524).

Ma la distribuzione della ricchezza non è uguale. Prendendo come riferimento la soglia di povertà, fissata a 754 euro mensili, si scopre che 22.759 donne percepiscono pensioni inferiori, contro 6.665 maschi. Uomini che in 2.276 casi percepiscono un assegno mensile, di converso, superiore a 3.000 euro. Le donne che possono vantare altrettanto sono molte di meno: solo 358.

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