«Altro che fase 2 e ripartenza: siamo all’annuncio di morte di migliaia di aziende sui nostri territori per mano di un governo che insiste a ragionare in base ai codici Ateco invece di far lavorare chi è in grado di garantire la sicurezza di lavoratori e clienti». Duro e secco, Luca De Carlo. Il deputato di Fratelli d’Italia e sindaco di Calalzo non usa giri di parole e va dritto al punto, dopo l’annuncio urbi et orbi del prossimo Dpcm.
«Basta con il ragionare per categorie economiche: ci sono realtà che già oggi potrebbero lavorare garantendo l’assoluta sicurezza sia per i propri dipendenti che per la clientela, ma la testardaggine dell’esecutivo nel voler garantire le riaperture solo in base ai codici Ateco le condanna a morte certa – dice De Carlo -. A una chiusura senza via di scampo imposta dal governo, dovrebbe corrispondere un sostegno economico da parte dello Stato: in Germania viene garantita un’importante iniezione di liquidità nei conti correnti di chi non può riaprire; in Italia, a queste realtà vengono dati forse 600 euro, a fronte dei 780 del reddito di cittadinanza garantiti a chi non produce e campa a spese della collettività, e la possibilità forse di riaprire tra 3 settimane, se non addirittura dal 1° giugno, come nel caso di estetiste e parrucchiere. Ma come farà, ad esempio, un ristoratore chiuso già da quasi due mesi a lavorare per un altro mese solo con l’asporto e poi con il distanziamento tra i tavoli e tra i clienti che porterà a una pesante riduzione dei coperti? A questo, si aggiungerà anche la beffa che a quei tavoli si sederanno anche famiglie che passano l’intera giornata insieme, mentre nel suo locale dovranno stare distanti almeno un metro».
De Carlo spinge sul tasto delle misure di contenimento del virus. E sfodera i dati dei controlli Spisal in Veneto, dove chi ha continuato a lavorare lo ha fatto in piena sicurezza. «Basta scelte scellerate che uccidono le imprese e l’economia italiana: il governo cambi la sua disastrosa e pericolosa linea legata ai codici Ateco e permetta di lavorare a chi può ripartire tutelando la salute di tutti».