«L’annuncio del Governo? Suona come una campana a morto»

«L’annuncio del Governo? Suona come una campana a morto»

«Ho sempre rispettato il lavoro del Governo, anche non condividendo alcune scelte fatte durante la gestione della pandemia, ma adesso rischiamo di superare il limite». Così Paolo Doglioni, presidente di Confcommercio Belluno, dopo le parole del premier Draghi in merito alle restrizioni in vista del mese di aprile.

«Il solo annuncio suona come una campana a morto. E ha scatenato una reazione fortissima negli operatori del commercio, del turismo, della ristorazione che hanno manifestato rabbia ed esasperazione di fronte alla prospettiva di un altro mese di “rosso” o “arancione” – afferma il presidente dei commercianti -. Guardando fuori dalla finestra poi lo stato d’animo degli operatori della moda, dei baristi, dei ristoratori, degli operatori della cultura e dello spettacolo appare ancora più giustificata: tanta gente in giro, pochi o zero controlli, ma per loro obbligo di serrande abbassate e braccia incrociate». 

Doglioni non ci sta: «Dopo la “sberla” di un decreto sostegni che sembra più un “decreto elemosina”, l’annuncio di Draghi di colpo fa emergere l’assenza di un controllo efficace sugli spostamenti delle persone, vera causa della diffusione del virus, ma anche delle grandi incoerenze della normativa che crea incomprensibili disuguaglianze tra chi può lavorare e chi no». 

Il rebus sembra senza soluzione. Almeno nell’immediato: «I miei associati mi chiedono perché debbano essere loro a sopportare la maggior parte delle restrizioni e di fronte alla prospettiva di altre settimane di inattività queste incoerenze emergono ancora più inaccettabili. Così, faccio fatica a comprendere come il sacrificio richiesto agli operatori non sia stato compensato con adeguati indennizzi e, anzi, si prospetti loro nuove settimane di chiusura. È inaccettabile, specialmente pensando agli sforzi e alle spese fatte dalle imprese per attivare protocolli, sanificazioni, procedure operative che lo Stato stesso ha definito adeguate per lavorare in sicurezza». 

Da qui, la richiesta: «Chiedo davvero con forza ai nostri rappresentanti in Parlamento che le ineguaglianze e incoerenze siano sanate e si trovino criteri diversi per gestire la pandemia. Non possono essere commercianti, albergatori, ristoratori e operatori della cultura e dello spettacolo e dei servizi alla persona a portare la quasi totalità delle conseguenze negative di questo modo di gestire le cose. Nel frattempo si proceda spediti con la campagna vaccinale: sappiamo tutti che è l’unica vera soluzione. Vaccinare quanti operano nei settori adesso chiusi perché considerati a rischio, non è il modo migliore per consentire loro di lavorare in sicurezza?». 

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