La trota “razza Piave” nasce a Tomo e Bolzano Bellunese. E la Provincia investe sugli impianti ittiogenici

La trota “razza Piave” nasce a Tomo e Bolzano Bellunese. E la Provincia investe sugli impianti ittiogenici

Né fario né iridea: la vera trota bellunese è la marmorata, “razza Piave”. E nasce in due località precise, a Tomo (in foto) e a Bolzano Bellunese. Vale a dire nei due centri ittiogenici dell’Ente Provincia. È lì che viene selezionato il dna più puro possibile, per allevare trote marmorate da immettere nei corsi d’acqua.

Gli esemplari riproduttori vengono prelevati dal Piave, dove ormai sono facile preda di aironi e cormorani, o dell’inghiaiamento del fiume (dopo Vaia, molta fauna ittica è morta). Le mani esperte di Denis Perer (gestore appassionato e competente della struttura di Tomo) effettuano la “spremitura”, che serve a ricavare le uova. E poi si procede con l’allevamento vero e proprio. Ci sono vasche con gli avannotti, laghetti per le trote da 1, 2, 3 anni. E via dicendo. Poi quando le marmorate adulte sono pronte, vengono immesse in natura dai pescatori dei bacini. 

È così che si conserva la fauna ittica dei corsi d’acqua bellunesi, con una specie autoctona. Difatti, la Provincia ha due progetti corposi per i due centri ittiogenici. E li ha presentati ieri anche all’assessore regionale Cristiano Corazzari.

A Bolzano Bellunese il progetto è già in fase avanzata e per l’estate cominceranno i lavori. Verrà cambiata l’opera di presa che pesca acqua dal torrente Ardo per portarla dentro le vasche delle trote. Perché oggi a ogni temporale entrano ghiaia e sporcizia, che rischiano di compromettere tutto il lavoro di riproduzione della marmorata. E poi verranno realizzati nuovi laghetti al posto delle vasche in cemento oggi dismesse. 

Lavori simili a Tomo, dove la Provincia sistemerà l’edificio che ospita l’incubatoio delle trote e creerà un pozzo da cui pescare acqua purissima da riversare nelle vasche del pesce. Anche qui, poi, laghetti a scopo didattico e ricreativo.

«Gli interventi sono importanti, e si aggirano sugli 800mila euro complessivamente» sottolinea il consigliere provinciale Franco De Bon, che ha seguito l’avanzamento delle progettazioni. «Riteniamo siano un investimento per il territorio, perché la pesca non è solo un’attività ludica, ma investe economie di vasta scala, a partire dal turismo e da tutti gli aspetti di ordine ambientale». 

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