“La scalinata della giustizia”: Longarone omaggia il giudice Fabbri

“La scalinata della giustizia”: Longarone omaggia il giudice Fabbri

È stata ribattezzata “la scala della giustizia” dal parroco don Rinaldo Ottone. Un nome azzeccatissimo, perché rappresenta al meglio la fatica di cercare, passo dopo passo, la verità e la giustizia. Ciò che, oltre 50 anni fa, fece Mario Fabbri, il giudice istruttore del processo per il Vajont, a cui il Comune di Longarone ha intitolato ieri, nell’ambito delle cerimonie per il 58esimo anniversario della tragedia e a due anni dalla scomparsa, la scala che da via Protti (in zona Fiera) sale fino al centro del paese.

Alla cerimonia, oltre al sindaco di Longarone, Roberto Padrin, hanno partecipato anche il ministro per i rapporti col Parlamento, Federico D’Incà, e la figlia di Fabbri, Antonella. Ma anche moltissimi cittadini e una delegazione della Protezione civile di Ostra Vetere, nelle Marche, paese di origine di Fabbri e dove presta servizio pure il figlio Antonio.

Una fatica durata 4 anni e mezzo, quella dell’allora giovane giudice di stanza a Belluno, combattuta in solitaria, contro i poteri politici ed economici che hanno tentato, in più occasioni, di fermare tutto. Oltre 500 pagine di istruttoria che portarono al rinvio a giudizio di 11 persone, per un processo che si concluse, nel 1971, a soli 15 giorni dal termine della prescrizione. «Un unicum nel mondo giudiziario del tempo – ha ricordato la figlia di Mario Fabbri, Antonella, che ha anche ricordato le virtù del giudice e dell’uomo. «Ricordare mio padre – le sue parole – significa ricordare un grande magistrato, che ha creduto molto e fermamente nella giustizia, applicandola e praticandola in ogni circostanza. Mio padre ha sempre guardato con lungimiranza alle linee guida dell’agire umano: la riflessione e la capacità di analisi critica».

Nel 1998 Mario Fabbri divenne cittadino onorario di Longarone. «Fu sicuramente un simbolo – commenta il sindaco Roberto Padrin – che lottò con tutte le sue forze per la verità e la giustizia nei confronti di una comunità devastata dalla tragedia. Abbiamo voluto intitolargli questa scalinata perché era giusto dedicargli un piccolo segno. Ed è grazie all’importanza e rilevanza nazionale della sua figura, e grazie all’impegno del prefetto, che siamo riusciti ad anticipare i tempi, dedicandogli un piccolo segno a due anni dalla morte, quando la legge prevederebbe un periodo di almeno dieci anni. Mario Fabbri è e resterà uno di noi, il giudice del Vajont, la persona che ci è stata più vicina nel momento più difficile».

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