Da una parte chi chiede che sia la Regione a coprire la quota mancante; dall’altra chi spera che il Fondo dei Comuni Confinanti si apra anche alle spese correnti; in mezzo, le due settimane di tempo che restano per trovare le risorse per coprire integralmente Investi Scuola 2023-2024.
All’appello mancano infatti 500mila euro: il servizio costa poco più di un milione di euro all’anno; 250mila sono arrivati pochi giorni fa dal Consorzio Bim Piave, altri 250mila li ha messi Palazzo Piloni con una variazione di bilancio approvata nel consiglio provinciale di lunedì, e a questi si aggiungeranno le risorse che metterà a disposizione il Fondo Welfare. Dopo Ferragosto, la Provincia dovrà comunicare a DolomitiBus le risorse a disposizione per il progetto.
Dove trovare quindi le risorse mancanti? Qui si accende il dibattito , che ha animato il consiglio provinciale (chiusosi poi con l’approvazione di un documento concordato che impegna il presidente Padrin a cercare tutte le sinergie possibili – Regione in primis, poi lo Stato, ma anche soggetti privati – per reperire la quota di finanziamento mancante): uno dei temi è quello relativo al Fondo dei Comuni Confinanti, che fino allo scorso anno scolastico ha garantito in deroga la copertura del servizio; l’appello è quello di modificarne il funzionamento, così che il Fondo possa garantire risorse da spendere anche per la parte corrente.
C’è poi chi spinge per un coinvolgimento diretto della Regione Veneto: nei prossimi giorni a Venezia inizieranno i lavori in consiglio per l’assestamento di bilancio, e a Palazzo Balbi l’avanzo libero di amministrazione si aggira attorno ai 12 milioni di euro, molto di più dei 500mila che servirebbero per garantire integralmente Investi Scuola. Oltre all’immediato, però, c’è anche chi guarda al futuro, e per garantire servizi alla montagna chiede di valutare – come già chiesto in passato – l’introduzione dell’Irpef regionale.