Incidente mortale, la Cassazione accoglie il ricorso dei famigliari delle vittime dopo 17 anni

Incidente mortale, la Cassazione accoglie il ricorso dei famigliari delle vittime dopo 17 anni

Cassata la sentenza della Corte d’Appello riguardo all’incidente stradale di 17 anni fa, a Santa Giustina, in cui morirono due persone. I giudici hanno accolto il ricorso dei familiari di una della due vittime, assistita dai legali fiduciari di Giesse, spiegando che un automobilista, se vuole immettersi in una strada principale girando a sinistra, deve dare la precedenza sia ai veicoli in transito sia a quelli in sorpasso.

IL FATTO 

L’incidente si verificò il 12 aprile 2007 lungo la statale 50, a Santa Giustina. Quel giorno un camionista alla guida di un’autocisterna, che procedeva da Belluno verso Feltre, si accorse che poco più avanti, alla sua destra, una Citroen C4 cercava di immettersi sulla statale 50 per proseguire verso Belluno. L’auto, quindi, avrebbe dovuto attraversare la corsia percorsa dall’autocisterna e poi svoltare a sinistra. Così fece. Ma, proprio in quel momento, due moto che avevano appena cominciato a superare il camion, una dietro l’altra, si trovarono davanti la Citroen (ormai perpendicolare rispetto all’asse della strada) e lo scontro fu inevitabile.

La prima moto, un’Honda Hornet 900, si schiantò contro la parte centrale dell’auto. Un impatto tremendo in cui perse la vita il 51enne Silvio Remedi, i cui familiari sono assistiti da Giesse. Poco dopo arrivò anche la seconda moto, una Yamaha R6, che colpì nuovamente la Citroen: il motociclista riportò ferite gravi ma riuscì a sopravvivere, mentre il 25enne seduto dietro di lui morì. 

A distanza di 17 anni la causa civile è ancora in piedi. Il Tribunale di Belluno, nella sentenza di primo grado, dichiarò infatti i due motociclisti unici responsabili dell’incidente. La sentenza venne impugnata e la Corte d’Appello confermò quanto deciso dal giudice precedente. La causa è quindi arrivata in Cassazione che ha infine accolto il ricorso dei familiari di Remedi.

IL COMMENTO 

«È stato un grande lavoro di squadra – spiega Claudio Dal Borgo, referente di Giesse Risarcimento Danni a Belluno –. Sapevamo che prima o poi sarebbe emersa la verità e siamo andati avanti, tramite i nostri avvocati, per quasi 20 anni, nonostante le due precedenti sentenze sfavorevoli. La nostra costanza, alla fine, si è dimostrata vincente e la Cassazione ha accolto il nostro ricorso». «La sentenza impugnata – continua Dal Borgo – è stata definita “viziata”. Non tiene conto, cioè, del fatto che un automobilista, quando esce da un’area privata e si immette in una strada principale, come accaduto in questo caso, è obbligato a dare la precedenza a tutti i mezzi in transito su quel tratto, anche – ed è qui il punto fondamentale – a quelli in sorpasso. Altrimenti deve astenersi dalla manovra». 

Se l’automobilista non riesce a effettuare la svolta a sinistra, a causa della visuale parzialmente o totalmente coperta, le alternative sono due. Scrive, infatti, la Cassazione: “Nell’ipotesi in cui non sia assolutamente possibile effettuarla diversamente (…) deve, pertanto, svoltare immediatamente sulla propria destra, rinunciando, in ogni caso, ad attraversare completamente la carreggiata per convergere sul lato opposto, verso sinistra, salvo ad invertire poi la direzione di marcia in altro luogo idoneo”. Oppure: “Deve astenersi dalla manovra di immissione con svolta a sinistra, finché non abbia la visuale del tutto libera anche sul tratto di strada che intende andare a impegnare”. 

La sentenza impugnata è stata quindi cassata e rinviata alla Corte d’Appello di Venezia che, in composizione diversa, dovrà ora procedere al riesame della vicenda.

«Finalmente è emersa la verità – commenta la moglie Cristina, a nome dei familiari –. Ormai non ci speravamo più: ogni udienza e ogni sentenza sono state per noi delle pugnalate al cuore. Io non ho il paraocchi e non voglio sottrarmi all’evidenza. So benissimo che anche mio marito può aver avuto una parte di responsabilità in questo incidente. Ma ci tenevo affinché emergesse l’intera verità e quindi la corresponsabilità dell’automobilista che non avrebbe dovuto trovarsi in quel punto. Non voglio aggiungere altro, se non che ci manca ancora tantissimo».

foto d’archivio

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