Il villaggio olimpico a Borca è quasi impossibile, parola della proprietà. «A meno che…»

Il villaggio olimpico a Borca è quasi impossibile, parola della proprietà. «A meno che…»

Si è perso tempo, è quasi scontato dirlo adesso. Ma forse è mancata anche la volontà. Altrimenti qualcuno – tra Regione Veneto e Fondazione Milano Cortina – avrebbe provato, almeno accennato, ad avanzare l’ipotesi Borca di Cadore. Invece, la proposta di riqualificare la vecchia colonia Eni valuta da Enrico Mattei e progettata da Edoardo Gellner è stata esclusivamente del Comune, della Provincia di Belluno e di pochi altri. «Adesso ci sono anche i sindacati che raccolgono firme e una presa di posizione netta di Confindustria. Ma si sono persi quattro anni». Parola di Gualtiero Cualbu.

Il nome è forse sconosciuto ai più. Ma Cualbu dai primi anni Duemila è il proprietario del complesso edilizio della ex colonia e del villaggio Eni. Perché sua è la Minoter, “holding specializzata in operazioni a elevata complessità – si legge nel sito internet della società – nata da una forte passione per le sfide”. Ecco, la sfida olimpica è forte. E l’operazione villaggio rientra proprio nella categoria elevata complessità. Ma lo stesso Cualbu la considera ormai archiviata. 

«Ho assistito in tutti questi mesi a tante discussioni attorno all’ex colonia» la sua premessa, in un punto stampa che ha voluto con le testate bellunesi, per sgomberare il campo dagli equivoci. «Noi siamo stati in alcuni casi controparte del Comune, abbiamo discusso con la Provincia e con altri soggetti. Da dove nasce l’idea del villaggio olimpico? Semplice, dagli anni in cui Cortina era candidata come sede olimpica (nel 1988, quando poi venne scelta Calgary, ndr): in quell’occasione il villaggio olimpico era previsto proprio a Borca. Noi qualche anno fa, quando è stata ufficializzata l’assegnazione delle Olimpiadi 2026, abbiamo preparato un dossier, con la disponibilità della Provincia, studiando il disciplinare olimpico per valutarne la fattibilità. Non è stato semplice, ma l’ex colonia rispondeva ai requisiti olimpici, in maniera rispettosa dei numeri richiesti».

Poi cos’è successo? «Abbiamo incontrato la Fondazione Milano Cortina e ci è stato detto che il sito non era idoneo: troppo distante dai campi di gara, e troppe incertezze sulla viabilità di accesso. Ci sono stati poi diversi sopralluoghi, ma senza esito».

A quel punto Cualbu e la Minoter si sono fermati. Ma non si è esaurita la discussione sul villaggio olimpico, anche per effetto di continui cambi di programma della cabina di regia: prima Fiames, poi Campo di Sotto, poi di nuovo Fiames. 

«Ho capito che in ogni caso l’ipotesi Borca non verrà presa in considerazione. Voglio però smontare una polemica: si dice che l’ex colonia non può essere recuperata per rischi di colate dall’Antelao. Non è così. Pur essendoci un vincolo idrogeologico – che dovrà essere attenuato per effetto degli interventi fatti dalla Provincia – il carico antropico che era previsto inizialmente, può essere mantenuto». 

«Auspico che il villaggio si faccia in tempi brevi. Anche se dubito che i tempi saranno brevi. Ho capito che a Fiames non ci sono infrastrutture adeguate al momento. E non sappiamo neanche cosa succederà dopo, visto che verrà smontato tutto» dice Cualbu. Nessuno spiraglio per Borca? «Da parte nostra abbiamo dato ampia disponibilità a una riqualificazione che puntasse a un uso pubblico dopo le Olimpiadi. Costruire ex novo per poi smontare richiede più tempo e più risorse che intervenire su una struttura esistente». Come a dire: chi ha orecchi per intendere…

Intanto però Gualtiero Cualbu guarda oltre: «La vecchia colonia è un unicum mantenuto come tale e non paragonabile a nient’altro sulle Dolomiti. È opera di Enrico Mattei ed Edoardo Gellner, due nomi di altissimo profilo. L’obiettivo è riutilizzare e rigenerare quell’immenso patrimonio storico, architettonico e anche sociale. Ci stiamo provando attraverso Cassa Depositi e Prestiti. Che sia quello il soggetto o un altro, noi contiamo di riuscirci».

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