Il simbolo di Pasqua e la vita che nasce: le uova nella storia veneta

Il simbolo di Pasqua e la vita che nasce: le uova nella storia veneta

“Per Pasqua e la resurrezione 

si mangia l’uovo per devozione.

Se poi è benedetto 

ne va bene an bel sacchetto.

Non c’è Pasqua al mondo 

che non abbia un uovo tondo, tondo!” 

L’uovo rappresenta il simbolo della vita che nasce: da sempre e per tutti i popoli del mondo.

In Veneto, lo si ritrova sin dai tempi antichi: infatti in un insediamento risalente all’ottavo secolo a.C., nelle valli veronesi sono stati trovati tra i corredi funebri uova di struzzo. Le stesse che, il giovedì Santo, venivano portate nelle cattedrali e nelle chiese per poi riprenderle il giorno di Pasqua. Quel giorno la vita rinasce. 

Troviamo tracce di questo in alcune cattedrali e in antiche scritture.

Lo scambio di uova come dono, invece, risale al Medioevo: alla Pasqua dell’Uovo, così chiamata perché, come voleva la tradizione, si festeggiava con uova sode e benedette.

Ma perché sode? Ve lo siete mai chiesto?

Perché durante la Quaresima c’era molta severità e altrettanta austerità: era proibito cibarsi di uova, in quanto ci si doveva attenere al digiuno e non cedere ai peccati di gola.

Di conseguenza, le uova che le galline producevano in quel periodo, nel mondo contadino, non potevano essere buttate: quindi venivano cotte, fatte sode e benedette affinché si mantenessero fino a Pasqua.

A volte si deterioravano, ecco quindi che si iniziarono a produrre di altri materiali: d’oro o d’argento, soprattutto nella Serenissima. E poi arrivarono quelle di cioccolato. Da lì venivano regalate: ecco perché si dona l’uovo a Pasqua!

Una curiosità che arriva da Venezia è questa: un tempo il giorno di Pasqua la processione era tutta al femminile, per ricordare le donne recatesi al Santo Sepolcro. La Basilica di San Marco era super addobbata alla presenza del Doge con paramenti sacri di valore e fiori.

Nel Trevigiano la processione veniva fatta durante la notte del sabato Santo. Andando in giro per il nostro Veneto contadino, invece, il giorno di Pasqua le donne portavano le ceste di uova in chiesa per la benedizione, mentre gli uomini alzatisi all’alba per benedire i campi, le aspettavano con la famiglia nelle proprietà per mangiare la “fugasa”, un buon bicchiere di vino bianco e le immancabili uova.

Non mancava poi nelle tavole l’arrosto o l’agnello e come contorno le erbe spontanee.
Alla prossima!

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