Il progetto Melken per tutelare il patrimonio delle malghe dalle predazioni del lupo

Il progetto Melken per tutelare il patrimonio delle malghe dalle predazioni del lupo

Si chiama Melken e vuole studiare il comportamento dei lupi nei confronti delle mandrie al pascolo in quota. È l’ultimo progetto della Regione Veneto in tema di tutela e valorizzazione del patrimonio malghivo. Realizzato con la collaborazione dell’Università di Padova, Melken è stato presentato ieri (15 aprile) a Longarone Fiere, nel corso di un convegno dedicato proprio agli ultimi progetti varati dalla Regione Veneto, nell’ambito della 21. edizione di “Caccia, pesca, natura”.

Melken è partito da una premessa, il valore del patrimonio malghivo, ha spiegato Emanuele Pernechele, dell’Unità Operativa Pianificazione e Gestione faunistico-venatoria della Regione Veneto. Si tratta di oltre 700 malghe localizzate tra la Lessinia e le Dolomiti, passando per l’altopiano di Asiago e il Grappa. «Dal ritorno del lupo, si sono rotti certi equilibri che erano consolidati da decenni – ha detto Pernechele -. Con Melken analizzeremo come il grande predatore cambia le abitudini del pascolamento e quindi si potranno studiare misure più efficaci per contrastare le predazioni. Abbiamo già osservato che al momento il lupo si concentra soprattutto sui bovini più giovani».

Il progetto partirà con la prossima stagione di alpeggio e andrà avanti fino al 2027, coinvolgendo all’inizio cinque malghe. Su queste strutture zootecniche è intervenuto anche il consigliere regionale Giovanni Puppato, primo firmatario del progetto di legge regionale n.152 (“Valorizzazione del patrimonio regionale delle malghe pubbliche”).

La Regione ha illustrato in un altro convegno anche il progetto di ripopolamento ittico dei corsi d’acqua, che hanno subito ingenti danni a seguito della tempesta Vaia. Il maltempo di fine ottobre 2018 infatti ha in molti casi azzerato la popolazione di salmonidi, sostanzialmente trota marmorata e fario. «Oltre al ripascimento, sono stati messi in campo anche interventi in alveo, con attenzione agli aspetti ambientali e di habitat, e con particolari azioni di potenziamento dei centri ittiogenici» ha spiegato Giuseppe Cherubini, direttore dell’Unità Operativa Pianificazione e gestione delle risorse ittiche della Regione Veneto. «La Regione Veneto si è dotata di carta ittica e rappresenta uno dei primi esempi in Italia in questo senso».

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