«Se il Nevegal è diventato un deserto, ci sono diversi perché». A raccontare i suoi è Alessio D’Incà, che da tre anni abita al villaggio Alpe in Fiore. O meglio, cerca di abitare. Perché i motivi per andarsene sarebbero tanti. A quanto dice, la sua famiglia è oggetto di una sorta di mobbing. Dispetti di “buon vicinato”.
«Da tre anni viviamo in Nevegal: doveva essere un’isola felice, invece è un incubo» premette D’Incà, che per la nascita di una bimba, qualche mese fa, aveva fatto mettere una piccola cicogna in legno sotto il segnale stradale del Colle, all’ingresso della località. La cicogna è sparita pochi giorni dopo. «E su un gruppo social di residenti sono arrivati messaggi strani», continua il racconto.
Ma non finisce qui. «Ci hanno mandato i vigili urbani per denunciare presunte irregolarità nel recinto per cani che abbiamo costruito – continua Alessio D’Incà -. Di notte sono venuti ad aprire il recinto per far scappare i cani. Approfittano della nostra assenza, per venire a sradicare piante e fiori dal nostro giardino. Ci hanno detto chiaramente in faccia che dobbiamo stare zitti, perché siamo solo affittuari e non proprietari».
«Per noi qui è diventato invivibile – conclude D’Incà -. Non mi meraviglio che il Nevegal ormai sia diventato un deserto».