Impianti fermi e lo sci piange. Perché un’annata con condizioni meteo e neve ottimali raramente si era vista. Specialmente in Nevegal. E proprio sul Colle stamattina si è sollevato un grido silenzioso. Disperato.
Operatori e maestri di sci hanno partecipato al flashmob organizzato in tutta la provincia. Puntuali, alle 10, si sono trovati in Piazzale. Mascherine d’ordinanza, a nascondere l’amarezza di un inverno già decollato nel calendario, ma mai partito per lo sci. E anche il corno di Bonesso, lo “sciamano” della Valbelluna. Una sola richiesta: «Fateci aprire, contiamo sul 18 febbraio».
Febbraio basterebbe? Questa la domanda. «Sicuramente no. Il comparto turistico è in ginocchio. Ma con Pasqua che cade il 4 aprile, si potrebbe salvare almeno l’ultima parte di stagione, allungando lo sci di qualche settimana» dice Alessandro Molin, presidente della società Nevegal 2021. «Noi speriamo in una riapertura dal 18 febbraio. In Nevegal saremmo anche fortunati, perché non abbiamo impianti chiusi e con i nuovi protocolli potremmo lavorare abbastanza bene».
La conta dei danni, però, è tremenda. «Perdere dicembre e le vacanze di Natale significa perdere metà del fatturato – conclude Molin -. Non solo per lo sci, ma anche per l’indotto».