«Il Ddl Calderoli? Porterà solo a uno sterile dibattito ideologico»

«Il Ddl Calderoli? Porterà solo a uno sterile dibattito ideologico»

Lascia trasparire un certo disincanto il segretario provinciale di Azione dopo aver letto i toni entusiastici con cui è stato accolto sul territorio bellunese il Ddl Calderoli.

«Sia chiaro – tiene subito a precisare Andrea De Bortoli – noi siamo per l’autonomia, meno per piantare bandierine propagandistiche utili a mantenere in salute o recuperare i consensi elettorali di taluni partiti, guarda caso in prossimità di competizioni elettorali importanti, come il rinnovo dei vertici di Regione Lombardia. Quello che viene taciuto in queste ore è che il provvedimento avvia un processo lungo e complesso che potrebbe ridimensionare di molto quanto oggi viene già dato per acquisito. Il fatto stesso che la Regione Veneto, in maniera utopistica, voglia ottenere tutte le materie restituisce l’idea che non si voglia davvero arrivare ad un compromesso positivo – non si riuscirà mai a calcolare i Lep per 23 competenze – ma piuttosto tenere il Paese ostaggio di uno sterile dibattito ideologico. Senza contare che la gestione di molte di queste materie, in un mondo ormai globalizzato, non può che essere nazionale o sovranazionale. Quella stessa regione che da tempo è ipocritamente sorda rispetto le istanze referendarie del bellunese».

De Bortoli è critico anche sul Governo Meloni: «La cosa che trovo incomprensibile – rimarca il dirigente di Azione – è che la premier lasci il pallino dell’agenda politica al suo primo avversario interno, quel Salvini a cui tantissimi elettori lo scorso settembre hanno voltato le spalle dopo anni di vuota retorica. Come rispondere quindi a legittime e ormai storiche rivendicazioni autonomiste?

Attraverso un rifacimento dell’architettura della Repubblica, per adattarsi alle sfide del nuovo tempo: monocameralismo, premierato, una nuova legge elettorale e un ripensamento dei livelli di governo degli enti locali, compreso il ritorno dell’elettività delle province e una nuova centralità dei comuni. Bisognerà dare a ciascuno di questi enti competenze chiare, strumenti fiscali, fondi perequativi basati su fabbisogni standard, livelli essenziali delle prestazioni e capacità fiscale». 

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