Case vuote: in provincia un edificio su due non è abitato

Case vuote: in provincia un edificio su due non è abitato

Le case ci sono, ma restano vuote. In provincia di Belluno non è abitata quasi una su due. Lo dicono i dati Istat, rielaborati da openpolis, che ha costruito la mappa dettagliata delle case non occupate in maniera continuativa. In Italia sono circa 10milioni, il 30% del totale delle case esistenti.

A livello veneto il Bellunese è di gran lunga maglia nera. In provincia risultano sfitte 89.979 abitazioni, su un totale di 181.920: il 49,46%. Staccatissime le altre province. Venezia, la seconda in questa speciale classifica, conta il 27,38% di case non abitate; Rovigo il 27,02%. Seguono Vicenza (25,24%), Verona (23,36%), Treviso (18,81%) e Padova (17,39% di case non abitate).

Per openpolis la presenza di case abitate o meno «Può essere legato a quanto quella determinata area risenta di periodi di crisi economica, dell’eccessiva lontananza da zone con servizi più capillari ed efficienti ma anche del calo demografico che si sta registrando». Una lettura che ben si attaglia alla situazione bellunese. Dove ai primi posti della classifica dei Comuni con la percentuale più alta di case non abitate compaiono Selva di Cadore (con l’83,6%), Gosaldo (78,66%), Cibiana di Cadore (76,55%), Vallada (76,36%), Falcade (75,86%), Rocca Pietore (75,72%). Mentre, dall’altra parte, in Valbelluna (dove ci sono le maggiori aziende, collegamenti più rapidi e più servizi) le cose stanno decisamente in maniera diversa. Sedico, con il 23,63% di case non abitate, risulta il Comune con più residenzialità fissa, seguito da Santa Giustina (26,83%), Limana (27,26%), Belluno (27,93%).

Ma attenzione, in alta montagna casa non abitata non fa necessariamente rima con abbandono. Va tenuto conto della componente turistica. «Nel mio Comune – commenta Luca Lorenzini, sindaco di Selva di Cadore – è ad esempio molto alto il numero di seconde case costruite tra gli anni ’80 e ’90, e molte di loro sono usate come alloggi turistici». La stessa cosa si può ipotizzare per Falcade o Rocca Pietore, territori ad alto impatto turistico. Diversa la situazione a Gosaldo o Cibiana, dove invece il numero di case sfitte risente dello spopolamento.

In ogni caso, stride ancora una volta il confronto con i vicini di casa. Se Belluno è infatti al decimo posto in Italia tra le province a più alto tasso di case abbandonate, Bolzano, con il 24,19%, è invece saldamente nella top ten di quelle con più residenzialità. «Non è solo una questione di autonomia – commenta il sociologo Diego Cason – ma anche di scelte politiche. Da 40 anni in Alto Adige si sta disincentivando l’acquisto di immobili ai non residenti, con politiche fiscali ad hoc».

Per Cason uno dei problemi riguarda età e dimensioni delle case: «Qui nel Bellunese molte abitazioni risalgono a prima degli anni ’50 e ’60, per essere rese abitabili necessitano di grossi investimenti, che spesso una persona che magari eredita il bene non ha. E poi molte nostre case sono grandi e con molti proprietari, il che rende difficile poter metterci mano». Ma qualcosa si potrebbe fare: «Non serve inventarsi nulla – conclude Cason – ma solo copiare buone idee. In Trentino, ma anche in alcune aree dell’Appennino, gruppi di immobili sono dati in gestione a soggetti specializzati, che li sistemano e li affittano. Così una parte dei ricavi va al proprietario, una parte all’agenzia e una parte (fino anche ai 2/3, potendo contare anche sulle diverse agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni) viene reinvestita in interventi strutturali sull’immobile stesso. Così magari si guadagna un po’ meno, singolarmente, ma guadagnano tutti».

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