Futuro incerto, rallenta la ripresa del manifatturiero

Futuro incerto, rallenta la ripresa del manifatturiero

Nubi scure all’orizzonte. Dopo la crescita registrata nei trimestri precedenti, rallenta la ripresa del manifatturiero. Ne risente in particolare la domanda estera, che per il Bellunese vede per la prima volta, nel dopo – pandemia, il segno negativo.

In generale il quadro economico è in chiaroscuro. Da un lato, emerge una tenuta di fondo della produzione (+7,6%, contro il +8,1% del primo trimestre. Cresce il fatturato (+7,3% rispetto allo scorso trimestre, +11,7% su base annua), in parte per il pieno recupero dell’occhialeria, in parte per l’aumento dei prezzi.

Dall’altro, come detto, rallenta la raccolta di nuovi ordinativi: +3,8% la variazione per il mercato interno (+4,7% lo scorso trimestre, +11,3% il dato medio per tutto il 2021). Non ne risente l’occhialeria, che incrementa del +11,3% gli ordini dal mercato interno. Ma la flessione degli ordini esteri (-8,0%) si riverbera sul dato provinciale complessivo (-9,9%). Positiva invece la tendenza: per l’occhialeria, infatti, la raccolta ordini dall’estero cresce su base annua del +13,5%, per il manifatturiero nel complesso del +6,8%. Ampia, ad ogni modo, la riduzione dell’orizzonte temporale di produzione assicurato dal portafoglio ordini: a marzo erano “in cassaforte” 84 giorni, a giugno i giorni scendono a 67.

E per il futuro? « Non aiutano – commenta il presidente della Camera di commercio Treviso – Belluno, Mario Pozza – le nuove tensioni internazionali: la visita diplomatica della terza carica statunitense a Taiwan mette in discussione i fragili equilibri tra Cina e Stati Uniti, col rischio di avere grosse ripercussioni anche sul mercato globale e in particolare quello dei dispositivi tecnologici. Mi auguro che queste tensioni rientrino presto o per le nostre imprese si potrebbero aggiungere ulteriori difficoltà di approvvigionamento. In più, in Italia, si è aperta una crisi di governo, quando meno sarebbe stato necessario aprirla. Non solo per tutto quel che c’è da fare: relazioni diplomatiche, diversificazione energetica e contenimento dei prezzi del gas, pandemia che non cessa di tormentarci, inflazione ai livelli degli anni Ottanta che erode il potere d’acquisto delle persone. C’è poi tutta la partita del PNRR da gestire: diversi osservatori guardavano all’uso intelligente dei fondi del PNRR come ad un modo per sostenere la domanda interna (ed anche la domanda intra-Ue) a parziale compensazione dell’incertezza che interessa in modo crescente la domanda extra-Ue, con Usa in recessione e Cina in rallentamento»

Ora cosa succederà? «Mi auguro che – conclude Pozza – anche in regime di ordinaria amministrazione l’attuale governo uscente possa sfruttare al massimo questo potenziale. E mi auguro anche che il nuovo governo che uscirà dalle urne non indugi un secondo su questa partita, senza mai dimenticare però che questi fondi, se spesi male, sono soltanto debito cattivo. Che poi ricade su imprese, lavoratori, future generazioni»

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