Erosioni, rifiuti, cemento: Mountain Wilderness denuncia lo «sfregio» su Cortina

Erosioni, rifiuti, cemento: Mountain Wilderness denuncia lo «sfregio» su Cortina

Che i Mondiali non fossero graditi, a gran parte del mondo ambientalista, era cosa nota. Che le Olimpiadi 2026 siano viste come l’ennesimo sfregio, è cosa ancora più nota. Ora c’è la conferma, messa nero su bianco in un recente articolo-denuncia di Mountain Wilderness.

L’associazione ambientalista non la manda a dire. E la tirata è tutta indirizzata sulle istituzioni che lascerebbero correre troppe cose nella zona di Cortina. Altro che Mondiali 2021 a impatto zero.

Luigi Casanova parla di «rifiuti disseminati ovunque, un incredibile disordine in ambiente boschivo. Balza agli occhi il paragone fra la vecchia pista Drusciè B e quella potenziata (in foto) – triplicata nella superficie – in occasione dei Mondiali: acque di ruscellamento libere di incidere questi delicati versanti».

«Risalta all’attenzione, con inaudita violenza, lo stato della nuova pista, priva di un minimo inerbimento e protezione nonostante la stagione sia stata propizia per la semina, ricca di piovosità» continua Casanova. Che chiama in causa la responsabile del processo della sostenibilità dei mondiali: «Vorremmo sapere se abbia minimamente proceduto a un controllo, anche sommario, del territorio. Ovviamente vorremmo conoscere quale impegno abbiano dedicato alla cura del territorio e del paesaggio il sindaco, oppure dove sono finite le istituzioni preposte al controllo».

Non manca un passaggio sulla pista con impianto in costruzione verso le Cinque Torri. «Un collegamento, era stato detto, che sarà utile a togliere traffico automobilistico da passo Falzarego – premette Casanova -. Siamo in presenza di una delle più devastanti ed evidenti bugie che il mondo impiantistico gestisce e impone per fare accettare opere insostenibili, sia dal punto di vista economico che ambientale. Le cosiddette innovative proposte dell’imprenditoria della montagna ci stanno imponendo ulteriore consumo di suolo, impoverimento paesaggistico, banalizzazione delle Dolomiti trasformate in caotiche protesi dei servizi offerti dalle città. Una urbanizzazione delle alte quote sempre più insostenibile».

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