Effetti collaterali. Il sillabario d’autunno è boh-vax

Effetti collaterali. Il sillabario d’autunno è boh-vax

Autunno: nonostante la minaccia di foliage, non cade e non s’alza più niente, chi ha speranza è l’ultimo a capire. Nel generale sconforto e per sollevar almen lo spirito, ecco a Voi un sillabario monstre. Assomiglia agli album da colorare: Caran d’Ache, e via andare.  

Non guarda in faccia a nessuno:razza di maleducato. 

La mia faccia sotto ai vostri piedi: perlomeno scomodo. 

Trita e ritrita: converrete che, affermando “ …è una cosa trita e ritrita”, state dicendo esattamente una cosa trita e ritrita. 

Io che ho una zia ad Ankara: recensendo un kebab su Tripadvisor.

Marchio d’infamia:esigete sempre l’originale diffidando delle innumerevoli imitazioni e sottomarche.

Bugia: è riconosciuta solo quella che regge il moccolo. Si rimane al buio.

Gare di solidarietà: finite, tramontate, out, fuori moda o come preferite. Per prevenire sfide contro se stessi potenzialmente pericolose anche senza il tempo di lettura indicato.

Bagni di umiltà: quasi sempre liberi. 

Barzellette con un tedesco, un francese e un italiano: sono tuttora prodotte, il fatto che non si ascoltino o non si leggano è dovuto al fatto che ora ci sono tre tedeschi.

Macchina del fango: quasi impossibile trovare un usato recente a un prezzo ragionevole.

Esperienziale: non fa curriculum e quando lo trovate scritto state tranquilli che come minimo vi richiederanno un 30% in più del dovuto. 

Io mangio di tutto: al cospetto di tale perentorietà esprimiamo preoccupazione e riserve sul cannibalismo e sulla coprofagia oltre a dubbi e perplessità nello specifico per marmo, materiali plastici e acciai al cromo molibdeno.

Mi dài: detto come incipit ordinando in un pubblico esercizio.

Suggeriamo di stoppare immediatamente con due possibili risposte:

1) il rispetto che non ricevo.

2) una carica di legnate.

Se incerti, fate testa o croce: 1 testa, 2 croce. Vedrete che la volta successiva il cliente avrà sempre ragione.

Tu commerciale: inflitto in molti esercizi commerciali appare fintamente egualitario, non fa sentire più giovani e non sono stati dimostrati incrementi del fatturato conseguenti al suo uso.

Età: spesso un’aggravante, altre volte un’attenuante, sempre un fondamento sul quale impostare tutto, mai un mero dato aritmetico.

Esatto: scatto alla risposta che vi dà la conferma che la vita è tutta un quiz basandosi da tempo l’istruzione su quiz. 

Effetti collaterali 2: poco tempo fa un nostro conoscente, dopo avere consumato una pizza quattro stagioni in un locale del centro di una città dell’Italia settentrionale, ha avuto un incidente con il proprio scooter finendo contro un’auto ferma a bordo strada e riportando una frattura scomposta del femore che ha comportato una degenza di circa sessanta giorni cui è seguita una convalescenza di circa tre mesi.

Alla luce dell’evidenza ci sentiamo di raccomandare il consumo di pizza quattro stagioni esclusivamente in ambiente domestico consigliando di rimanere seduti nei sessanta minuti successivi leggendo un articolo di Pierluigi Battista e l’edipeo enciclopedico de La Settimana Enigmistica, evitando poi ogni tipo di attività fisica. Appare opportuno andare a coricarsi immediatamente dopo avere indossato un casco protettivo, paradenti in gomma, ginocchiere e calzature antinfortunistiche e, qualora l’abitazione fosse priva di corrimani alle pareti, è consigliabile l’utilizzo di bastoncini da escursione con gommini. Al risveglio l’indomani pensare che il mondo è bello ed è vario azzardando un pensiero positivo per iniziare la giornata. Evitare il caffè a colazione.

Un anno senza: Frida Kahlo, Tamara De Lempicka e Tina Modotti. Chiedete sempre l’impossibile, tanto sono solo dodici mesi.

Una storia comune: storytelling.

Storytelling: una storia comune, anche banale e quindi molto contemporanea.

Ecco a voi: immersi nel lockdown svolgendo smart working con addosso indumenti eco-friendly dopo avere liquidato i pargoli sommergendoli nell’e-learning, sorseggiando un energy drink divorando fake news listate di banners in attesa dell’arrivo del food delivery ringhiando per l’impossibilità di un briefing. Così in parole povere, molto povere. 

Pregiudizio: che splendida sensazione di benessere diffuso, di tonicità muscolare, di perfetta ossigenazione di tutti i tessuti dell’organismo, di calore interno e di ottima risposta funzionale complessiva quando si ha il privilegio di essere rassicurati nel proprio pregiudizio.

Valore aggiunto: Io ti darò di più. Iva compresa.

Società dei consumi: come si è consumato tutto intorno a noi.

In tutta sincerità: aculeo e brivido stridente. 

Fai come fanno gli altri: bimbi provate per una volta a disobbedire alla mamma.

Remigino: oggi nessuno più fa il remigino. Chi lo è stato non se ne ricorda, di questi probabilmente molti fingono.

Dico: quando dico che ti amo credi a me. Mettetevi il cuore in pacs che tanto non se ne ricorderà nessuno.

Compagna/o e convivente: non sono sinonimi, il discrimine è dato dal ceto o dal censo. Da tutti e due.

Roba del genere: ci scusiamo subito per la genericità di genere della voce immediatamente precedente e operiamo immediata rettifica, quindi si ha: conviventa, convivente, convivento e conviventx qualora non ci si voglia esporre. L’ordine è alfabetico solo per convenzione.

Maria Eletta: se siete in procinto di dovere battezzare una bimba e nutrite fondate perplessità sulla corretta grafia del nome I (Y)(J)lenia e inoltre se Gaia, Giada, Gioia, Martina e Valentina vi appaiono nomi troppo diffusi, ci permettiamo di suggerire questo bellissimo nome: oltre che di buon auspicio sarà utile a evitare ogni sorta d’equivoco possibile nel corso di una vita.

Una persona semplice: nell’uso e nella manutenzione? Disgraziatamente non si trova il libretto apposito e vi è più di un dubbio che possa essere stato allegato.

© 2021 Fɪᴀʙᴀɴᴇ&Mɪᴛᴛᴇʟᴍᴀɴɴ
tutti i rovesci a rete.

Mario Mittelmann: Klagenfurt, vivente, non è mai stato alle Maldive.

Antonio Fiabane: Vezzano, vivente, nel 1998 ha acquistato un boero presso un bar vincendone cinque.

foto©  “Sul Corso: Parigi, le foglie morte e tu” di Adriano Barioli. 

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