Duemila anni di storia feltrina: inaugurato il nuovo museo archeologico

Duemila anni di storia feltrina: inaugurato il nuovo museo archeologico

E’ stato inaugurato ieri (e da oggi è aperto al pubblico) il nuovo museo Archeologico di Feltre. Ospitato al piano terra del museo civico, nel cinquecentesco Palazzo Villabruna, è il frutto di un lavoro lungo e complesso, iniziato nel 2017 e costato circa 800 mila euro, ad opera dell’architetto Giovanni Vio di Venezia.

Ne sono nati otto ambienti, collegati tra loro, che raccolgono una buona parte dei 150 documenti archeologici venuti alla luce negli anni e finora custoditi nei depositi della Sovrintendenza. I fondi sono arrivati in due tranche: 450 mila euro con il bando Interreg Hereditas, a cui si sono aggiunti i Fondi dei comuni di confine.

«Tra tutte le inaugurazioni – commenta il vicesindaco Alessandro Del Bianco (che assieme alla conservatrice dei musei feltrini, Tiziana Casagrande, ha curato la parte scientifica del progetto) – questa è quella che personalmente aspettavo di più».

Per usare le parole di Del Bianco, con il museo archeologico «Feltre si fa custode e garante del suo passato più antico». Un passato «avvolto da un alone di mistero», ma glorioso, di quando la romana Feltria era uno dei più rilevanti centri dell’alta terraferma veneta.

Tra le testimonianze imperdibili esposte nelle sale dell’Archeologico (che saranno integrate a breve dagli spazi ricavati nell’ex casa del custode) non solo la statua di Esculapio, il dio della medicina (la più grande mai rinvenuta a nord del Po) emersa durante gli scavi sul sagrato del Duomo nel 1974 (e tornata a casa, a Feltre, nel 2015) ma anche i sei capitelli ionico -italici in pietra tenera di Vicenza, mai esposti prima d’ora dal loro rinvenimento, nel 1978.

Non mancano reperti rinvenuti in aree sepolcrali di remoto utilizzo quale quella del cimitero urbano, che offrono un esempio degli oggetti che accompagnavano il defunto nel suo viaggio nell’aldilà: dagli ornamenti della persona a monete e suppellettili in terracotta, vetro soffiato e metallo. Del tutto particolare la tomba di Aeronia Maxima rinvenuta a Sovramonte negli anni ’50, composta da un’urna tufacea contenente ossa incinerate, un’iscrizione e un piccolo corredo.

Per non parlare di altre chicche, come una rarissima iscrizione di Anna Perenna, divinità che si trova a Feltre e a Roma, nel quartiere Parioli, dove è stato rinvenuto in un recente passato un suo santuario. O delle lapidi funebri dedicate a Lucius Oclatius Florentinus, un pretoriano feltrino, “sepolto due volte”, una volta a Feltre e una volta a Roma.

Il museo archeologico, ricordano Del Bianco e il sindaco Paolo Perenzin, è un tassello fondamentale del progetto “Feltria”, avviato nel 2015 per valorizzare l’archeologia feltrina. Ma non l’ultimo. In Cittadella sono molti i cantieri ancora aperti: il Belvedere, Palazzo Gazzi, il Teatro de la Sena. «In tutto – fa di conto Del Bianco – sui luoghi culturali del centro storico sono stati investiti oltre 10 milioni di euro».

Il nuovo museo punta forte anche sulla multimedialità, con video e postazioni che consentono di riscostruire la storia di Feltre in epoca romana e preromana. E poi ci sono i QR code, che dimostrano la volontà di far uscire i reperti dalle stanze museali, dando vita ad un percorso archeologico all’aria aperta che unisce l’area ipogea sotto il duomo al punto più alto della Cittadella.

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