Deroghe per le zone montane, dove le temperature non permettono pranzi e cene all’aperto e ristori a chi non potrà aprire.
Lo chiedono a gran voce i cittadini, forze politiche (come la Lega di Belluno). E amministratori. Come il sindaco di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin: «Il Bellunese ha 4 milioni di presenze turistiche l’anno – dichiara il primo cittadino – di cui 900 mila le fa Cortina, circa 300mila Auronzo, 200mila il mio comune, 280mila Falcade, 350mila Livinallongo e 200mila Zoldo. Insomma, la gran parte del turismo si concentra nella parte alta del territorio, ma qui si rischia d’ora in avanti che chi arriva non trovi dove mangiare. I ristoratori del mio territorio li sento rassegnati». Ieri, alle 14. a Rocca Pietore c’erano 10 gradi: «Naturalmente troppo pochi per pensare di imbandire tavolate all’aperto ed è per questo che siamo preoccupati e chiediamo maggior attenzione per le terre alte».
Sulla stessa linea di pensiero, il senatore leghista Paolo Saviane: «Noi siamo per la riapertura graduale in sicurezza, ma il Governo deve dimostrare maggior coraggio e dare risposte a chi chiede di poter lavorare. Siamo dalla parte delle richieste, legittime, del nostro territorio». A essere netta è anche Silvia Cestaro: «Temo che più del 50 per cento dei locali non apriranno da lunedì. Trovo tutto questo una follia, scollata dalla realtà. Se la gente sta mangiando e inizia a piovere, come sappiamo succede spesso in montagna, allora cosa si fa? I clienti sono costretti ad andarsene e perdono i soldi del pranzo o li perde il ristoratore? L’apertura a queste condizioni è inaccettabile. Credo si debba considerare la possibilità di una deroga in caso di brutto tempo, almeno per le località dove il meteo è difficile e capriccioso come nel Bellunese».