L’annuncio è arrivato all’improvviso, un vero fulmine a ciel sereno. E ha mandato nel panico 250 famiglie. Dopo Acc, Ideal Standard e Safilo, un’altra crisi industriale si abbatte con violenza sul Bellunese.
La proprietà (una multinazionale svedese) della Diab Spa di Longarone ha annunciato 185 esuberi. Su 250 dipendenti complessivi. Un dramma. La notizia è stata data ai sindacati lunedì, durante un incontro nel quale l’azienda avrebbe dovuto presentare il nuovo piano industriale.
Ma quali sono le motivazioni che hanno spinto la proprietà ad una decisione così drastica? Va detto che la Diab (nata come Faesite oltre 80 anni fa) non è un’azienda in crisi, anzi, è una delle realtà più innovative nel settore della gomma – plastica. Ma il mercato cambia e nella testa delle multinazionali non c’è spazio per i sentimenti. E così, dato che il futuro della plastica è nel Pet (la plastica riciclata), ecco che un sito industriale specializzato nella produzione di Pvc, pur d’eccellenza, non serve più. La plastica si produrrà altrove. Addio.
I sindacati, che avevano fiutato che qualcosa di brutto stava bollendo in pentola, hanno chiesto alla proprietà di ragionare su delle alternative. Un nuovo incontro è fissato per domani. Ma è anche il tempo della mobilitazione. Venerdì (18 marzo) i lavoratori si fermeranno per otto ore di sciopero, con presidio e assemblee davanti ai cancelli della fabbrica, dalle 9.30 alle 18.
«Invitiamo tutte le lavoratrici, i lavoratori ma anche cittadini e istituzioni a partecipare numerosi», afferma Bruno Deola della Femca Cisl Belluno Treviso». La preoccupazione è forte. «Licenziare 185 dipendenti su 250 – continua Deola – significa chiudere l’azienda, tra l’altro senza aver nemmeno presentato un piano industriale che possa prevedere delle attività produttive alternative utili all’assorbimento degli esuberi dichiarati». Ricollocare i lavoratori non sarà facile, forse ancora meno che in altre situazioni di crisi. Perché, come ricordano i sindacati, in questo caso parliamo di maestranze dall’età media piuttosto avanzata, ma soprattutto specializzati in un settore particolare, del quale in provincia non esiste una filiera che possa riassorbirli.