Topi morti lungo le strade. Torna il fenomeno del «suicidio di massa» dei roditori

Topi morti lungo le strade. Torna il fenomeno del «suicidio di massa» dei roditori

Decine, centinaia di roditori, trovati morti a gruppi, lungo tutta la fascia pedemontana. Comunissimi topi di campagna spirati senza apparente sofferenza. Da alcune settimane il fenomeno si sta manifestando lungo tutta la fascia pedemontana, dall’Altro Trevigiano alla Valbelluna, fino alla provincia di Pordenone. Ne sono stati contati 180, di cadaveri, in poco più di trenta metri di strada sul Fadalto. Ma i casi sono molteplici.

Al momento non ci sono risposte. O almeno non ne hanno date le analisi virologiche, batteriologiche e tossicologiche. Non si tratta nemmeno di un fenomeno nuovo. Avviene ciclicamente. Per il sindaco di Vittorio Veneto ed ex veterinario, Antonio Miatto, questa improvvisa ed abnorme morìa di roditori va ascritta al fenomeno della “pullulazione” che si osserva tra i lemming, piccoli roditori delle zone artiche, che di fatto si suicidano in massa gettandosi in mare dalle scogliere quando popolazione supera il limite sostenibile dalle risorse alimentari del momento. «È da circa un mese che ciò accade – spiega Miatto – A Vittorio Veneto come a Cison, Revine. Follina, Fregona. Il fenomeno ha avuto una crescita e ora sta scemando. In ogni caso non c’è nessun pericolo per l’uomo ma non sappiamo di cosa muoiono».

Anche al di qua delle Prealpi i piccoli roditori stanno morendo in massa. Sicuramente a Longarone, dove al sindaco Roberto Padrin sono arrivate diverse segnalazioni di cittadini. «Sì, ho anche alcune foto – spiega – ed è un fenomeno ciclico, si era presentato già nel 2012».

Conferma Marco Dal Pont, responsabile delle professioni sanitarie del Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss1 Dolomiti. «Una decina d’anni fa il fenomeno si presentò principalmente tra Cadore e Agordino. Oggi (ieri, ndr) abbiamo ricevuto le prime segnalazioni e nei prossimi giorni approfondiremo la cosa».

Anche Dal Pont allontana le paure per possibili trasmissioni di malattie. «Non parliamo di ratti, né di epidemie. Di fatto questi topi muoiono di fame. È una sorta di autoregolamentazione del sistema. L’anno scorso, per la grande quantità di semi a disposizione i roditori si sono riprodotti in gran numero. Poi l’inverno rigido e la primavera particolarmente fredda hanno ridotto drasticamente le quantità di cibo, così si manifesta questa morìa generalizzata. Non ci sono pericoli per l’uomo. Certo bisognerà intervenire e rimuovere le carcasse, eventualmente, dai luoghi pubblici e affollati».

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