Dopo la tempesta Vaia, il territorio ha cambiato volto.
Il vento di quei giorni drammatici ha divelto radici di alberi e cambiato gli alvei dei fiumi, creando dighe di tronchi, rami…
Anche le montagne hanno cambiato fisionomia: si sono trovate in parte nude, private del loro abito fatto di larici, abeti e latifoglie.
E i due grandi corsi d’acqua, Piave e Cordevole, si sono riempiti: traboccanti d’acqua e fango, hanno rotto gli argini, nell’incredulità generale.
Si sono fatti sentire nel silenzio, con il loro scorrere inarrestabile, violento e tumultuoso.
E il vento. Insieme facevano paura: come dicono i nostri vecchi, il fuoco lo puoi fermare, ma l’acqua no.
La natura ribelle ha mortificato così il territorio, ma il legame dei suoi abitanti è rimasto integro, quasi più forte.
È passato più di un anno da quella sera: il Bellunese oggi è un formicaio al lavoro, per rinascere e ridare un bel volto alla sua terra.
Come un quadro da ritoccare.
Da qui, l’idea di proporre leggende legate al territorio. Ed ecco perché partiamo proprio da quei fiumi che vi ci scorrono e che, nel tempo passato, hanno dato benessere e lavoro a tante famiglie.
C’era vita lungo questi fiumi. Lavori magari dimenticati o che vivono nella memoria dei più anziani, sconosciuti forse ai più giovani.
Vale la pena riscoprirli.