Dal treno Feltre-Valsugana alla mobilità sostenibile: i “sogni” di Confindustria

Dal treno Feltre-Valsugana alla mobilità sostenibile: i “sogni” di Confindustria

“Le Dolomiti si devono tenere per mano”: una frase che – in giorni in cui tra Belluno, Trento e Bolzano non tira una buona aria causa fondi di confine (ne abbiamo parlato qui) – difficilmente ci si sarebbe aspettati di sentire. Invece, a pronunciarla è stata la presidente di Confindustria Belluno Dolomiti Lorraine Berton, in occasione della presentazione dello studio condotto dall’Università di Padova su indicazione di Confindustria Belluno, Confindustria Trento e Assoimprenditori Bolzano sulla mobilità dolomitica.

Dopo una veloce presentazione da parte dell’Università di Padova, che ha presentato il suo lavoro di catalogazione delle infrastrutture prossime all’esecuzione, di quelle in fase di revisione e dei fabbisogni – operazione nata da un’idea di Confindustria Belluno poi estesa alle altre due realtà dolomitiche -, lavoro che ha dato vita ad un importante archivio ora in mano alle associazioni, è toccato a Confindustria Belluno Dolomiti, Confindustria Trento e Assoimprenditori Bolzano aprire il loro libro dei sogni sulla mobilità dolomitica.

La novità principale arriva dalla chiara presa di posizione delle realtà associative di Trento e Bolzano a favore della mobilità su rotaia e della chiusura dell’anello ferroviario delle Dolomiti: Dobbiaco e Cortina a Nord, ma soprattutto Valsugana-Feltre a Sud. La Provincia di Trento ha infatti confermato come si stiano già studiando con RFI tre possibili scenari di collegamento per il Feltrino con partenza da Borgo Valsugana, Primolano o Grigno. Nessuna illusione: l’anello ferroviario ha un orizzonte temporale “non compatibile” con le Olimpiadi del 2026, ma molto credibile nell’arco di una ventina di anni.

Più volte, durante la presentazione si è parlato di “sogni” per la mobilità sostenibile dolomitica, ed ecco quindi gli obbiettivi del Tavolo delle Infrastrutture bellunese, coordinato da Confindustria e che vede la partecipazione di tutte le associazioni di categoria e sindacali; una lista già presentata all’Università di Padova, che potrà simularla e studiare così le ricadute sul territorio.
Non poteva mancare lo sbocco a nord; prolungamento dell’autostrada A27 fino a Caralte, poi da valutare il passaggio: verso il Monte Cavallino o verso il Passo della Mauria, poi a Tolmezzo e da lì il collegamento all’autostrada A23? Urgenti le varianti dell’Alemagna – da Longarone a Cortina, passando per Tai di Cadore, Valle e San Vito – e si è parlato anche di Cadola-Mas. Fondamentali poi i collegamenti intervallivi e non solo: Destra e Sinistra Piave da collegare a Belluno (a San Pietro in Campo) e tra Santa Giustina e Mel; il Feltrino deve trovare una via verso la Pedemontana Veneta, e per unire la Sinistra Piave alla Valsugana si pensa alla Lentiai-Anzù.

Un “libro dei sogni dolomitici”, nato dall’imminente scadenza delle Olimpiadi 2026 e che però vuole guardare più in là, a lungo termine e con lo sguardo rivolto a tutte le terre alte, che hanno necessità sia di tutelare le bellezza naturali che di garantire facilità di accesso ai visitatori e ai residenti. Per realizzare questi sogni, sarà obbligatorio un confronto tra categorie, territori e mondo politico, ma il segnale di unità arrivato dalle tre associazioni dolomitiche degli industriali è già importante.

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