Premessa doverosa: in questo momento storico, governare è un’impresa. E qualsiasi decisione è destinata a creare malcontento. Qualsiasi.
Ma se nella prima ondata della pandemia le disposizioni, per quanto drastiche, erano chiare e limpide, in questa fase il caos arriva insieme a Santa Klaus. Perché i nuovi provvedimenti restrittivi, a guardarli bene, generano più di qualche interpretazione. O contraddizione.
A cominciare dall’ordinanza regionale: chiusi i confini di ogni Comune a partire dalle ore 14. Salvo poi scoprire che, nel pomeriggio, si può andare dal barbiere e dall’estetista, è possibile raggiungere le seconde case. E soprattutto, l’orario vale per gli spostamenti in uscita, ma non in entrata. Ergo, posso lasciare il mio territorio alle 13.55 e rientrare a un’ora non definita. Non solo: l’ordinanza, ha dichiarato ieri il presidente Luca Zaia, scadrà mercoledì 23. Questo significa che è durata meno di uno yogurt: cinque giorni.
E il Governo? Trasforma l’Italia in zona rossa nei giorni festivi. Un lockdown natalizio in piena regola. Sicuri? Mica tanto. Perché mai come ora “restrizione” fa rima con “eccezione”. Già, le deroghe non mancano. Basti pensare ai piccoli Comuni con meno di 5mila abitanti, dove è consentito spostarsi in un raggio di 30 chilometri. Questo significa che una persona di Taibon può girare quasi tutto l’Agordino a suo piacimento; un residente di Domegge può fare lo stesso in tutto il Cadore.
E poi la zona rossa. Rossa, sì. Ma è permesso visitare i parenti. E perfino gli amici: non una volta ogni tanto. Una al giorno. Però non più di due persone, eh? Verissimo, solo che nel conteggio vanno esclusi gli Under 14. Di conseguenza, le famiglie numerose hanno il permesso di spostarsi con prole al seguito, senza andare incontro ad alcuna sanzione. Anzi, nel pieno rispetto delle regole. Che possono essere giuste o sbagliate. Ma l’auspicio è che non siano cervellotiche.