A Belluno si mangiavano perfino i topi: era l’an de la fam

A Belluno si mangiavano perfino i topi: era l’an de la fam

 

103 anni fa cominciava l’an de la fam. A Belluno perfino i topi diventavano un alimento per provare a sopravvivere. Lo testimoniano diverse foto dell’epoca. Foto di guerra e di dominazione straniera. C’erano i “striaci”, gli occupanti austrungarici che in realtà erano soprattutto sloveni, bosniaci, ungheresi, tedeschi… Arrivati in provincia di Belluno con una rincorsa poderosa. A guardarla dall’altro lato, però, fu una fuga precipitosa: la disfatta di Caporetto.

Tutto comincia sul fronte dell’Isonzo, oltre 150 chilometri a est di Belluno. Trincee e linee di confine che si spostano di pochi metri, qualche centinaio al massimo. L’impero austrungarico è in crisi e chiede aiuto al “fratello” forte, il Kaiser Guglielmo. La Germania invia truppe fresche e lo scenario di guerra cambia. A tal punto che la dodicesima battaglia dell’Isonzo passerà agli annali come la disfatta più atroce della storia bellica italiana. 

È la notte del 24 ottobre 1917 quando tedeschi e austriaci sferrano l’attacco, preceduto da qualche ora di fuoco d’artiglieria. Le truppe di Cadorna non reggono l’assalto e comincia una fuga disperata. Molti si strappano di dosso la divisa e corrono per chilometri, su terreni accidentati. Dopo mesi di trincea e viveri ridotti, non manca chi si dà alle razzie. Nel frattempo gli austriaci avanzano, anche grazie alla brillantezza di un giovane Erwin Rommel (sì, proprio la futura “volpe del deserto”). La linea di confine si sposta nel giro di pochi giorni di quasi 150 chilometri per assestarsi tra Piave e Monte Grappa. E il Bellunese viene occupato. Chi può scappa: secondo le stime degli storici, sono oltre 30mila i bellunesi che fuggono, verso la Lombardia, la Toscana, l’Emilia… Nobili e ricchi non vogliono restare ed essere sottomessi.

Soldati austriaci seduti davanti al Caffè Manin (che all’epoca aveva assunto personale di lingua tedesca per diventare meta esclusiva degli ufficiali austroungarici). È ben visibile la tettoia in ferro stile liberty, ora scomparsa dalla piazza e finita ad abbellire la vecchia Villa Clizia a Mussoi (foto dell’archivio storico del Comune di Belluno).

 

È il 10 novembre quando a Belluno fanno il loro ingresso le truppe austrungariche e tedesche. Spoliazioni e angherie, saccheggi e violenze: comincia l’anno della fame, fino alla fine della guerra. I documenti dell’epoca parlano di razionamenti sistematici dei generi alimentari. E una comunicazione del sindaco dell’epoca Pietro Mandruzzato riferisce che al 18 maggio 1918 in città erano completamente esauriti frumento, fagioli, farina gialla e formaggio. Rimanevano solo 20 chili di farina (in tutto il Comune di Belluno), 10 di riso e 90 di conserva. Ecco perché tornavano buoni anche i topi…

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