Non è ancora detta l’ultima parola per i 156 lavoratori della Diab di Longarone il cui posto di lavoro è a rischio dopo la decisione della proprietà svedese di dismettere la produzione di manufatti in pvc (in particolare le pale eoliche) nello stabilimento di Longarone.
Ieri (martedì, ndr) era il giorno in cui, secondo l’ultimatum lanciato dall’azienda dopo che la scorsa settimana era saltato il tavolo di concertazione con sindacati e unità di crisi regionale, sarebbero partite unilateralmente le lettere di licenziamento per termine della produzione.
Per ora, invece, le missive resteranno nel cassetto. Ieri (martedì 19 aprile) l’ennesimo incontro, coordinato e gestito dall’unità dei crisi aziendali della Regione del Veneto (e al quale hanno partecipato l’azienda, assistita da Confindustria Belluno e dai propri legali, le organizzazioni sindacali di Filctem Cgil Belluno, Femca Cisl Belluno e Uiltec Uil Belluno, e le Rsu aziendali) ha segnato la riapertura delle trattative.
Una boccata di ossigeno. «Con grande senso di responsabilità informa una nota della Regione – è stata valutata la necessità di tornare a perseguire l’obiettivo di raggiungere un accordo nell’interesse dei lavoratori e della realtà produttiva».