Crisi Acc e Ideal Standard, i sindacati: «Subito un tavolo con il presidente Zaia»

Crisi Acc e Ideal Standard, i sindacati: «Subito un tavolo con il presidente Zaia»

L’Acc? E’ come un malato di Covid, che necessita di ossigeno nel più breve tempo possibile. Ovvero, soldi in cassa. Liquidità. Quella necessaria a pagare fornitori e dipendenti.

E’ vero, nel decreto “Sostegni” appena varato dal governo sono previsti aiuti alle aziende in difficoltà. Ma se ne parlerà, se tutto va bene, a luglio.

Troppo tardi, per i sindacati, che ieri, in videoconferenza, hanno lanciato l’ennesimo appello per salvare la storica azienda di compressori. Che, ironia della sorte, dal punto di vista produttivo va a gonfie vele. Nel 2020 sono stati prodotti 1,7 milioni di compressori per frigoriferi, si stima di arrivare a 2,3 milioni nel 2021. E all’orizzonte c’è il grande progetto ItalComp, il polo italiano dei compressori, che nascerà dall’unione di Acc ed ex -Embraco di Riva di Chieri, nel Torinese.

Ma se non arriveranno in fretta i soldi, tutto questo sarà cancellato. Siamo agli sgoccioli, c’è liquidità solo per una decina di giorni.

E a pochi chilometri di distanza c’è l’Ideal Standard di Trichiana, punto di riferimento nella produzione di sanitari e con 470 dipendenti sul filo del rasoio, alle prese con un futuro che appare nebuloso. Nonostante le ripetute smentite della proprietà (una finanziaria australiana), infatti, la mancanza di un piano industriale spinge a credere che la volontà sia di chiudere baracca e spostare la produzione lì dove il lavoro costa molto meno.

Per i sindacati la situazione va presa in mano con decisione. Mettendo in campo una politica industriale che punti a ridare ossigeno all’industria bellunese. Un settore, spiega il segretario provinciale della Cgil, Mauro De Carli, «che ha già visto perdere 3.150 addetti in 2 anni. Se chiudessero Acc e Ideal Standard, perderemmo in un colpo solo altri 800 dipendenti: più o meno il 5% dei 25mila totali».

Le sigle sindacali si rivolgono così alla politica, con un documento corredato da oltre (per ora) 420 firme. Due le richieste: «Per Acc e Ideal Standard si sostengano le proposte già messe in campo e si individui una politica specifica per salvare settori produttivi importantissimi per l’economia e per il lavoro del territorio, ben oltre i limiti del Comune di Borgo Valbelluna, le cui ricadute sociali ed economiche sarebbero devastanti se dovessero venir meno queste aziende».

Ed inoltre «La Regione espliciti quali siano le linee di politica industriale che vuole attuare, per arginare la marginalizzazione economica e industriale della provincia di Belluno».

La soluzione, per Cgil, Cisl e Uil va trovata collegialmente. «Per questo – prosegue il documento – chiediamo a tutti i sindaci della Provincia di Belluno, al presidente della Provincia e alla Regione Veneto di convocare un Tavolo provinciale sulle crisi, in cui invitare il Presidente della Regione Veneto per cercare impegni chiari sullo sviluppo del settore industriale nel territorio bellunese».

Una prima risposta arriva a stretto giro di posta. A due mesi dalla prima richiesta di convocazione, finalmente il prossimo 30 marzo, alle 15, il ministero dello sviluppo economico convocherà attorno ad un tavolo i vertici di Ideal Standard, i sindacati e l’unità di crisi della Regione Veneto. Sarà l’occasione, forse, per saperne di più sul futuro dell’azienda.

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