Fondazione Welfare Dolomiti: continuità di servizi per famiglie e donne vittime di violenza

Fondazione Welfare Dolomiti: continuità di servizi per famiglie e donne vittime di violenza

Si è riunito venerdì scorso (28 aprile) il primo cda della Fondazione Welfare Dolomiti. Si tratta del primo atto conseguente alla nascita della nuova formula che proseguirà e amplierà il lavoro svolto fin qui dal Comitato Fondo Welfare e Identità Territoriale. 

Al primo punto della riunione, l’accettazione dell’incarico di consigliere. Il consiglio di amministrazione risulta così composto: Francesca De Biasi (presidente), Andrea Ferrazzi, Sonia Bridda, Maurizio Cappellin, Stefano Bellumat, Diego Donazzolo e Rita Gentilin, oltre a Christian Sacchet, Mauro De Carli, don Mario Doriguzzi e Gianluca Corsetti (questi ultimi quattro, insieme a De Biasi, compongono il comitato esecutivo, vale a dire il gruppo di lavoro ristretto che ha il computo di sviluppare i progetti secondo gli indirizzi del cda).

La prima riunione è servita a individuare il perimetro d’azione per il primo anno di attività. In particolare, sono state distinte le azioni mirate al coinvolgimento della popolazione e al reperimento di risorse dai bandi che intendono dare continuità a quanto fatto dal Fondo Welfare negli ultimi anni.

«In particolare, porteremo avanti il bando sui nidi di montagna, a favore delle famiglie con figli piccoli, e quello a beneficio delle donne vittime di violenza, che vengono ospitate in albergo e in alloggi di emergenza» spiega la presidente Francesca De Biasi. «Inoltre, abbiamo condiviso la necessità di nuove politiche anti-spopolamento, per intervenire laddove possibile, soprattutto nel campo dei servizi».

Il cda ha messo all’ordine del giorno un approfondimento sulle varie azioni che sono già state attivate in provincia, in modo da creare un coordinamento ed evitare sovrapposizioni. «In questo modo si possono creare sinergie e potenziare le misure già in corso per contrastare lo spopolamento» continua De Biasi. «È stato deciso di concentrarsi inizialmente sul tema abitativo e di proporre azioni di formazione e consulenza rispetto ai servizi esistenti per le famiglie, così da ampliare la platea dei potenziali fruitori».

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