«Compromesso accettabile». La maturità d’emergenza, senza i “riti” di passaggio

«Compromesso accettabile». La maturità d’emergenza, senza i “riti” di passaggio

 

Meno diciotto. Alla maturità mancano all’incirca tre settimane. Ma che esame sarà? Solo orale, sessanta minuti, prendere o lasciare. «Un compromesso accettabile» dice Marcella Coppola, insegnante di latino e greco al liceo classico Tiziano. «Nelle condizioni in cui ci troviamo, tra la pandemia e i “riti” canonici della scuola, non si poteva fare diversamente. Però è un peccato che i ragazzi non abbiano modo di dimostrare appieno le loro capacità e di mettere a frutto tutto quello che hanno appreso nel loro percorso scolastico».

Mancheranno le prove più “performanti”; quelle cioè caratterizzanti le diverse tipologie di indirizzo. Al classico, tanto per rimanere al Tiziano, non ci sarà il tema di italiano, fondamentale nell’impostazione del pensiero critico; e salterà anche la prova di traduzione dal greco e dal latino. Qualche maturando lo vede come un vantaggio, soprattutto chi ha qualche difficoltà con Cicerone, Tucidide, Platone e compagnia. Per i puristi del liceo, però, sarà un esame dimezzato, quasi come il visconte di Calvino. E per gli insegnanti rischia di presentarsi un problema di valutazione. Perché l’orale “secco” ha sempre una componente di “o la va o la spacca”.

«Tra l’altro in un’ora, con la parte di Cittadinanza e Costituzione a cui bisogna aggiungere la discussione del percorso di alternanza scuola-lavoro, sarà molto difficile affrontare argomenti complessi – sottolinea la professoressa Coppola -. Dopo cinque anni di greco e latino, le lingue classiche e la letteratura avranno non più di un quarto d’ora di spazio. Certo, viene valutato il percorso del triennio, ma mancherà in parte quella componente di “rito di passaggio” che l’esame di maturità rappresenta e ha sempre rappresentato». In un anno strano, segnato dalla pandemia e dalla didattica a distanza, sono saltati (e salteranno) diversi riti di passaggio: la festa dei “meno 100” all’esame, la cena di fine anno… Gli studenti del Tiziano ci avevano provato a chiedere una deroga: quantomeno l’ultima ora dell’ultimo giorno, nel giardino della scuola, per un saluto tra i ragazzi e con gli insegnanti. Le norme anti-contagio non lo consentono: dura lex, sed lex. 

«L’aspetto umano è rimasto confinato dietro lo schermo del computer, ma non è venuto meno – conclude la professoressa Coppola -. Ho visto un grande senso di responsabilità nei miei allievi, non solo in quelli di quinta. E una preparazione degna dell’esame “canonico”. Speriamo si possa tornare alla normalità l’anno prossimo. Con le traduzioni del greco e del latino? Certamente».

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