Poche nascite, pochi bambini, troppi pochi alunni. Chiude la scuola elementare di Canale d’Agordo. E l’opposizione in consiglio regionale attacca: «Colpa dell’assenza di politiche mirate per le aree fragili, montagna in primis».
«È comprensibile che i cittadini si spostino verso i centri maggiori, poiché mancano i servizi essenziali» dice il consigliere regionale Arturo Lorenzoni, che prende l’ormai ex scuola di Canale come un esempio paradigmatico. «Si tratta di un circolo vizioso: nelle aree fragili diminuisce la popolazione e, a cascata, si riducono i servizi. Questa spirale, però, può e deve venire interrotta. Non è “solamente” un problema, peraltro generalizzato in tutta Italia, di minori nascite: occorre agire per far rimanere in montagna e nelle zone fragili, spesso aree di pregio in termini ambientali, sociale ed economici, le giovani famiglie. Nel nostro progetto per il Veneto c’è il forte rafforzamento dei servizi nel campo della sanità, dei trasporti, della scuola, delle telecomunicazioni. Purtroppo, la politica della destra di questi ultimi anni è stata unicamente orientata a tagliare i costi, privando una larga parte della popolazione dei servizi essenziali».