C’è fame di lavoro. Ma in un Veneto che corre a velocità doppia, Belluno è fanalino di coda

C’è fame di lavoro. Ma in un Veneto che corre a velocità doppia, Belluno è fanalino di coda

Il mercato del lavoro è in fermento. Da una parte le aziende chiedono manodopera. Dall’altra il mare in cui pescare dipendenti è in fase di bassa marea. Ma a guardare i numeri, ci si accorge di come il livello e la limpidezza dell’acqua cambino da zona a zona. Come a dire: ci sono province in cui il mare – per restare in metafora – è caraibico, altre – è il caso di Belluno – che sguazzano in una brodaglia da laguna melmosa.

IL DATO

La cartina di tornasole arriva dal report di Veneto Lavoro, la Bussola. Nel mese di febbraio il saldo tra assunzioni e cessazioni dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, a tempo determinato e di apprendistato è positivo per 12.700 posizioni lavorative. Si tratta del miglior risultato degli ultimi cinque anni per questo periodo dell’anno, compresa la situazione pre-crisi del 2019. 

Il bilancio occupazionale è determinato dall’andamento particolarmente positivo sia dei contratti a tempo determinato (+8.700), reduci da alcuni mesi con segno negativo, sia da quelli a tempo indeterminato (+4.100), a fronte della sostanziale stabilità dei contratti di apprendistato (-60). 

Anche la domanda di lavoro registra volumi superiori a quelli degli anni precedenti. Le assunzioni sono state complessivamente 45.900, con una crescita del 9% rispetto al 2022 e del 10% rispetto al 2019. Prosegue la forte tendenza alla stabilizzazione dei rapporti a termine, in atto ormai da diversi mesi: le trasformazioni sono state complessivamente 6.100 (+15%), di cui 5.200 relative a contratti a tempo determinato e circa un migliaio per qualificazioni dall’apprendistato. Da segnalare la crescita del part time: delle 105mila assunzioni effettuate nei primi due mesi dell’anno, quelle a tempo parziale sono state 29.100, in aumento del 10% rispetto al 2022, mentre quelle full time sono cresciute del +6%. L’incidenza del part time rispetto al totale delle assunzioni è pari al 45% per le donne e al 17% per gli uomini.

Le cessazioni di rapporti di lavoro ammontano complessivamente a 33.200 nel mese e mostrano una crescita più contenuta (+3%). L’83% delle cessazioni sono costituite da dimissioni o dalla conclusione di rapporti a termine. In particolare, le cessazioni per volontà del lavoratore sono state 14.200, il 43% del totale e in lieve diminuzione rispetto all’anno prima (-5%), mentre le chiusure per fine termine, che sono state 13.500, risultano in crescita (+18%).

LA GEOGRAFIA

Il saldo è positivo in tutti i territori, ma con alcune differenze sostanziali. Un terzo dei nuovi posti di lavoro è concentrato nel Veneziano (+4.100), dove anche le assunzioni segnano una forte crescita rispetto a febbraio 2022 (+33%). A seguire Verona (+3.000 posti di lavoro e +6% delle assunzioni) e Padova (+2.100 e +4%), mentre variazioni più contenute si registrano nelle altre province venete. A Treviso si arriva a un +1.400, Vicenza si ferma a +1.200 e Rovigo sfiora i +700. Solo Belluno resta notevolmente indietro, con un misero +314. E se si prende in esame non solo febbraio, ma il primo bimestre 2023, c’è il segno negativo, -47.

I SETTORI

L’analisi settoriale relativa ai primi due mesi dell’anno evidenzia una flessione della domanda di lavoro in agricoltura (-1,1%) e nell’industria (-3,9%), sulla quale pesa l’andamento particolarmente negativo del metalmeccanico (-5%), dell’industria chimica-plastica (-19%) e di alcuni comparti del Made in Italy (concia, legno-mobilio e calzature su tutti). Turismo e cultura trainano i servizi, che registrano 3.300 posti di lavoro in più e una crescita delle assunzioni del 16%. In particolare, i servizi turistici segnano un +34% mentre nel comparto dell’editoria e della cultura il reclutamento di attori e comparse per set cinematografici ha determinato un balzo delle assunzioni, passate dalle poche centinaia degli anni precedenti alle 3.500 del bimestre appena concluso. 

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