E’ un 2025 iniziato sotto i peggiori auspici per quanto riguarda i costi dell’energia. Il perdurare della guerra tra Russia e Ucraina ha fatto impennare verso l’alto il prezzo del gas metano, salito fino a quota 50 euro a Mwh. Una situazione che penalizza in media 7 imprese su 10, ma che rischia di ripercuotersi pesantemente soprattutto sui territori montani. L’allarme è rilanciato anche da Roberto Toigo, segretario generale della UIL Veneto.
«L’aumento dei costi del gas per chi vive nelle zone fredde del paese sarà un’altra stangata – spiega -. Nel nostro Veneto parlo soprattutto di tutta la zona pedemontana, alpina, del bellunese».
Per questo il segretario Toigo si fa portavoce di una richiesta al governo e alle società che gestiscono i servizi di distribuzione: «Bisogna intervenire per ridurre il disagio a famiglie già provate dall’inflazione e da un potere d’acquisto sempre più limitato, come abbiamo segnalato pochi giorni fa nel nostro studio sulle dichiarazioni dei redditi presentate al nostro Caf. Il Bellunese è il territorio con uno dei redditi medi più bassi del Veneto, ma è anche quello in cui l’Irpef media pagata è la seconda più alta in regione». (tabella in basso)
Richiesta che intreccia per forza di cose l’autonomia. «Non pensiamo all’autonomia soltanto come ad un tema che mette in contrapposizione Nord e Sud. Vivere in montagna ha le sue difficoltà, è un territorio che si spopola. Pensare ad un intervento per chi abita in queste zone sarebbe la migliore dimostrazione di un Paese solidale, che si occupa delle disuguaglianze ovunque esistono».