Calcinoni trionfa al Tuscany Crossing: «E non volevo neppure partire»

Calcinoni trionfa al Tuscany Crossing: «E non volevo neppure partire»

Centosessanta chilometri, con 5.800 metri di dislivello, completati in 19 ore e 5 minuti: sono i numeri di un primato. E di un trionfo: quello di Massimiliano Calcinoni al Tuscany Crossing, l’eco-ultratrail nel parco naturale della Val d’Orcia. 

Il runner di Limana sbaraglia la concorrenza e festeggia nel migliore dei modi il decimo anno da quando ha iniziato a correre. E pensare che Calcinoni non voleva neppure partire per la Toscana: «Inizio l’anno con problemi di salute, risolti solo grazie a pastiglie. Poi sono stato inseguito da sette cani da pastore mentre ero in bici, con conseguente morso, tre punti di sutura e, in seguito, antibiotico per infezione. Poi subentra una stanchezza muscolare che non ricordo di aver mai sperimentato e, dalle analisi del sangue, emergono valori fuori scala. Aggiustamenti qua e là, un po’ di integrazione e ci provo».

La gara è esaltante: «Partenza, subito in salita per poi fare 7 km in discesa. Le gambe non sembrano male. Piano, piano, mi ritrovo con il primo e cerco di tenerlo nel mirino. Passiamo il ristoro di poggio grande ed ecco nel sottobosco due cinghiali. Verso Torrenieri il mio compagno inizia camminare anche sul piano: che abbia tirato troppo? Io intanto procedo col mio passo e, quando arrivo a Montalcino, sono da solo». 

Quindi, un altro incrocio speciale: «Con una lepre e altri quattro cinghiali giganteschi. Prima base vita, ripassando dal via, ma non ci penso proprio a fermarmi. Prendo i gel dalla borsa, un piatto di minestrone e via. Il tratto verso Pienza e Monticchiello scorre tranquillo, ma la stanchezza si fa sentire assieme allo stomaco che si lamenta perché vorrebbe riposare. Arrivo a Gallina, riesco a mangiare poche penne e mezzo bicchiere di birra (toccasana per lo stomaco durante le ultra) e si procede». Verso Bagni San Filippo inizia ad albeggiare: «Immagino il corpo capisca che sta sorgendo il sole. Sarà per questo che l’alba è il momento peggiore durante queste gare. Al 116. km chiedo ai volontari, scherzando, se posso attraversare direttamente lì, visto che ci ripasserò al km 123 per salire nelle vicinanze del monte Amiata, per raggiungere il punto più alto della gara a 1070 metri». Il vantaggio sugli inseguitori diventa rassicurante: «Lunga discesa verso gli ultimi 10 km e 650 metri di salita. Il tempo intanto sta cambiando e inizia a piovere. Sosta vestiti, ma ormai è fatta: primo».

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