Belluno “non vota”: -10,4% l’affluenza rispetto al 2018

Belluno “non vota”: -10,4% l’affluenza rispetto al 2018

Continua a crollare la fiducia dei bellunesi verso il sistema elettorale: nuova caduta nelle percentuali dell’affluenza alle urne nella giornata di domenica per il rinnovo del Parlamento. 63,57% il dato definitivo contro il 74% del 2018, per un calo di oltre 10 punti percentuali: dati che rappresentano i peggiori risultati in Veneto sia in termini assoluti (Rovigo e Venezia hanno superato il 67%, le altre province hanno sfondato quota 70%) che in termini di calo rispetto alla passata consultazione (unica provincia con un crollo a due cifre). A pesare, oltre al clima di incertezza, anche il taglio dei parlamentari e la ridotta presenza di bellunesi nelle liste (appena una decina su circa 120 candidati totali nei collegi uninominali e proporzionali che interessano la provincia).

Affluenza in calo ovunque. Praticamente non c’è comune bellunese che si sia salvato dall’astensionismo: ben 34 comuni su 60 (Borgo Valbelluna non esisteva ancora nel 2018) fanno registrare rispetto a cinque anni fa un calo nell’affluenza superiore ai 10 punti percentuali. Si passa dal -19,39% di Ospitale di Cadore al -10,12% di Sospirolo; in mezzo, praticamente tutte le “terre alte” – l’intero Comelico e buona parte del Cadore -, ma anche centri importanti a valle come Longarone, Feltre e l’intera Destra Piave in Valbelluna. Unica realtà in controtendenza è Colle Santa Lucia, che ha fatto registrare un +0,26% rispetto al 2018.

A Val di Zoldo, nemmeno un elettore su due si è recato alle urne (49,4%); pochi di più a Selva di Cadore (50,47%) e Zoppè di Cadore (51,2%). In tutti questi casi però non si può non tenere in considerazione il peso delle assenze degli elettori AIRE.

I referendari “divisi”. Nettamente su posizioni opposte i risultati delle urne negli originari comuni referendari : da una parte, Lamon e Sovramonte (solo alla Camera) schierati con il Partito Democratico; dall’altra, i ladini storici con Colle Santa Lucia, Cortina d’Ampezzo e Livinallongo del Col di Lana, pienamente in appoggio a Fratelli d’Italia.

Camera. Fratelli d’Italia mantiene il primato in quasi tutti i comuni della provincia; solo in quattro occasioni (Ospitale, Soverzene, Lamon e Sovramonte) viene superato dal Partito Democratico. A Belluno, il partito di Giorgia Meloni si aggiudica il titolo di più votato per poco più di 300 voti, davanti ad un PD che nel capoluogo supera di due volte e mezza la Lega; Lega che si vede sfilare il titolo di secondo partito della coalizione a Vodo di Cadore e Zoppè di Cadore, superata da Forza Italia.

Senato. È il Feltrino a “scombinare” la routine dei risultati al Senato che vede Fratelli d’Italia la più votata in (quasi) tutti i comuni, con Lega e Partito Democratico a giocarsi i secondi posti: il secondo partito più votato a Feltre è risultato Sinistra-Verdi, mentre a Lamon è ancora una volta il PD la principale scelta degli elettori.

Il “fattore Belluno”. A pesare sui diversi risultati a livello comunale sembrano essere il ruolo degli amministratori – o ex amministratori – e, soprattutto, il “fattore Belluno”, ossia la presenza in lista di candidati bellunesi, meglio ancora se del comune: esemplare è il caso di Feltre, dove l’ex sindaco Paolo Perenzin ha trascinato con la sua posizione di capolista al Senato l’Alleanza Sinistra-Verdi al risultato-record del 19%. Anche a Belluno città, la presenza all’uninominale per la Camera di Maria Teresa Cassol, attualmente consigliere comunale a Palazzo Rosso, ha pesato sensibilmente sul risultato finale (il secondo miglior risultato del PD nei capoluoghi veneti dopo Padova), mentre quello di Vania Malacarne, ex sindaco, è stato il nome decisivo per il primato del Partito Democratico a Lamon. Quasi superfluo poi indicare il caso di Luca De Carlo, sindaco di Calalzo di Cadore e appoggiato all’uninominale del Senato da tutta la coalizione di centrodestra: oltre il 46% per Fratelli d’Italia nella sua Calalzo.

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