Dai pestaggi verbali a quelli fisici: tre arbitri impegnati nelle gare dei campionati dilettantistici hanno terminato la loro domenica di sport in un pronto soccorso, vittime di aggressioni.
Ora basta, però: la misura è colma. E il calcio veneto, compreso quello bellunese, si mobilita. Lo fa attraverso una presa di posizione forte da parte di Figc e Aia. Dirigenti, addetti ai lavori e fischietti insieme per arginare un’intollerabile ondata di violenza: «Tutto il mondo del calcio – si legge nella nota congiunta – esprime la propria vicinanza affettuosa a questi tre giovani, certi di rivederli al più presto al loro posto nei campi, e a tutti gli arbitri, insostituibili e indispensabili figure del nostro sport».
Stavolta le parole non bastano: «Vogliamo fermare per un breve tempo l’inizio delle nostre gare. Nello specifico, 15 minuti. Dall’Eccellenza fino alla Terza categoria, ma anche Juniores, settore giovanile, calcio a 5 e femminile. In questo spazio di silenzio e riflessione, ci piacerebbe trasmettere tre semplici messaggi che, ne siamo certi, sono già patrimonio condiviso dalla stragrande maggioranza dei protagonisti del calcio, compresi i tifosi: “no” ad ogni forma di violenza: i nostri terreni di gioco vogliono essere liberi da violenze e discriminazioni. Devono rimanere esclusivamente luoghi di divertimento; “no”, senza se e senza ma, alle aggressioni nei confronti degli ufficiali di gara: gli arbitri non si devono toccare; “SÌ” ai veri valori del calcio, in cui la ricerca della vittoria deve essere accompagnata sempre dal rispetto dell’avversario e dall’accettazione della sconfitta e dell’errore».
Tra i promotori del documento, spiccano pure Orazio Zanin (delegato provinciale Figc) e Devis Da Riz (presidente dell’Aia di Belluno): «Ci fermiamo oggi per dire no alla violenza. E per dare domani ai nostri giovani un calcio libero da ogni atto in contrasto con i valori veri dello sport».