Primavera in quota, gelo nei fondovalle. Il quadro del Bellunese a cavallo d’anno è stato questo. Tutta colpa dell’inversione termica. Ma a quanto pare, il fenomeno è stato da record, con una differenza tra le minime della montagna e quelle della Valbelluna anche di 16-17 gradi nel giro di poche centinaia di metri di dislivello. Per l’Arpav, si tratta dei valori più alti mai registrati dalle serie storiche.
Un esempio? Il giorno di Capodanno la temperatura minima di Santa Giustina è stata di -6,2°C, mentre quella registrata sul Monte Avena era di +9,2°C. Insomma, non solo non esistono più le mezze stagioni, ma anche il generale inverno ha i suoi problemi. Stavolta è stato insidiato da un vasto promontorio anticiclonico di origine nord-africana, che ha imperversato sul nord Italia dagli ultimi giorni del 2021 fino al 2 gennaio, portando una parentesi di primavera soprattutto in quota. Tra San Silvestro e l’inizio del 2022 lo zero termico veleggiava oltre quota 3.500 metri, una condizione da maggio inoltrato, non certo da dicembre/gennaio. Nei fondovalle invece le condizioni sono rimaste da retrovia dell’inverno, con temperature più in linea con la stagione nelle ore notturne.
A Belluno, ad esempio, le minime hanno viaggiato tra -3 e -4°C. A Santa Giustina, come detto, hanno raggiunto i -6°C, e a Feltre si sono sfiorati i -5°C. Negli stessi giorni in Marmolada faceva meno freddo, con minime notturne di “appena” -2°C. A Cortina – tanto per fare un esempio – il termometro non è sceso sotto i +3°C. E il 1° gennaio sul Col dei Baldi (a quasi 2.000 metri) di notte c’erano +7,5°C.
La situazione è tornata alla normalità con la perturbazione dell’Epifania. E nei prossimi giorni il tempo resterà stabile e soleggiato, con temperature di nuovo invernali, ma non gelide.