Promossa, con la sufficienza minima. Belluno passa l’esame di Legambiente. Ma è come il più classico degli studenti: potrebbe fare di più.
Questa l’indicazione che emerge da “Mal’aria”, il report sulla qualità dell’aria nelle città italiane. Secondo i dati infatti la maggior parte degli agglomerati urbani dello Stivale deve fare i conti con condizioni pessime. Non Belluno, che però non può certo bearsi della freschezza alpina della sua aria. A tirare verso il basso il voto del capoluogo dolomitico sono soprattutto i riscaldamenti e il traffico veicolare. Due componenti quasi inevitabili del vivere in montagna.
I DATI
Una premessa è doverosa: il rilievo di Legambiente fa leva sui dati degli ultimi 5 anni. Ma il 2020 rimane escluso, sicché il lockdown e i suoi effetti benefici sul calo dello smog non risultano nelle pagelle stilate da “Mal’aria”. Pagelle basate sui tre inquinanti che caratterizzano pressoché ogni città: polveri sottili (Pm10, Pm2,5) e biossido di azoto (No2). I dati non sono stati confrontati con il limite normativo previsto dalla legislazione comunitaria per ciascun inquinante ma con i più stringenti e cautelativi limiti suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. «Se la salute deve venire prima di ogni cosa – dicono da Legambiente -, si deve capire realmente che aria si respira nelle città italiane e che rischi ci sono per la nostra salute».
Delle 97 città analizzate dal 2014 al 2018 solo 15 raggiungono un voto superiore alla sufficienza (il 15%): vale a dire Sassari (voto 9), prima della classe; Macerata (8); Enna, Campobasso, Catanzaro, Nuoro, Verbania, Grosseto e Viterbo (7); e L’Aquila, Aosta, Belluno, Bolzano, Gorizia e Trapani (6).
Di fatto, la città dolomitica si piazza allo stesso livello di Bolzano, e risulta al primo posto per qualità dell’aria in Veneto. Ma dietro a nuclei urbani ben più poderosi e soggetti a rischio smog. Non figura invece Feltre, dove per posizione geografica e condizioni “congenite” gli sforamenti dai limiti di Pm10 sono sempre superiori a quelli di Belluno.
LE PROPOSTE
Legambiente non stila solo la pagella. Propone anche alcune strategie per migliorare il voto. «Oltre a incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici, intervenendo sulla frequenza e sulla qualità del servizio offerto dalle linee metropolitane, bisogna potenziare la rete della sharing mobility e raddoppiare le piste ciclopedonali – osserva “Mal’aria” -. Siamo convinti infatti che la mobilità elettrica, condivisa, ciclopedonale e multimodale è l’unica vera e concreta possibilità per tornare a muoverci più liberi e sicuri dopo la crisi Covid-19, senza trascurare il rilancio economico del Paese».