Via cavi e tralicci, Terna interra l’elettrodotto nel territorio Unesco

Via cavi e tralicci, Terna interra l’elettrodotto nel territorio Unesco

Dolomiti Unesco senza cavi elettrici e tralicci. Ad Auronzo continua senza sosta il cantiere di interramento delle linee elettriche di Terna. In particolare del tratto da Ponte Malon dell’elettrodotto 132 kV.

Si tratta di un intervento storico per la Val D’Ansiei, richiesto a Terna dalle varie amministrazioni comunali negli ultimi 3 decenni e ora ottenuto dalla giunta guidata da Tatiana Pais Becher.

Il cantiere è stato aperto a luglio e i lavori stanno proseguendo, soprattutto in una parte del centro di Auronzo: la zona di San Rocco, via Berti, via Aiarnola e la zona del Ponte Malon e di via Navarre.

Il tratto che sarà demolito e sostituito con un nuovo elettrodotto in cavo interrato ha una lunghezza di 800 metri, per un totale di 7 tralicci, che verranno quindi eliminati: ben 4 ettari di territorio, da ponte Malon a via Berti, saranno liberati dai cavi aerei.

La demolizione consentirà così di liberare la Residenza per Anziani “Beata Gaetana Sterni”, la chiesa di San Rocco e la sede del locale Sci Club dalla presenza della linea.

«Grazie a questo intervento cambierà radicalmente il paesaggio per la Val D’Ansiei, alzando lo sguardo verso le Tre Cime non si vedranno più i tralicci stagliarsi contro il cielo, ma soprattutto cambierà la vita delle persone che vivono in via Berti, dei residenti della Casa di Riposo – commenta la sindaca Pais Becher -. Un risultato storico che segna un cambiamento epocale: l’ambiente viene messo al centro delle politiche di sviluppo energetico del futuro delle nostre Dolomiti».

Contemporaneamente Terna sta lavorando a Cima Gogna per l’interramento dei tralicci che dalla frazione auronzana arrivano alla diga di Santa Caterina e alla costruzione della centrale di raccordo tra la linea di 220 kV e 132 kV, che prevede anche lo spostamento dei tralicci della linea di 220 kV Lienz-Soverzene, che dalla zona industriale di Cima Gogna verranno traslocati verso il fiume Piave, liberando di fatto una zona dove persistono unità abitative e industriali, con vantaggi dal punto di vista paesaggistico, ambientale ed economico.

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