Vecchia, rugosa e sdentata: Redosola e la leggenda cadorina

Vecchia, rugosa e sdentata: Redosola e la leggenda cadorina

 

La Redosola si aggira nel Cadore, non giovanissima in realtà. Sulle spalle porta uno scialle con le frange e in testa un fazzoletto scuro. Ai piedi i tipici scarpet, fatti a mano: brutti, vecchi e rotti.

Le mani? Nere di carbone. Vestita con una gonna lunga e nera, sopra la quale porta un grande “garmal” (grembiule). Faccia rugosa, naso storto e bocca sdentata, un tempo era una bella ragazza, originaria di Lozzo di Cadore.

Di lei si era innamorato l’orco di Val d’Oten e la convinse a sposarlo. Ma la poveretta, un tempo mite d’animo, divenne perfida tra le braccia di quel marito malvagio.

E così si imbruttì e cominciò a fare scherzi ai vicini. Si divertiva a scendere dai camini quando iniziava a vedere uscire il fumo: segno che in quella casa si stava cucinando qualcosa di buono nel “larin”.

Lei scendeva e riempiva la stanza di fuliggine e i manicaretti delle povere donne venivano rovinati.

Un bel giorno, la vecchia cattiva di nome Redosola si aggirava tra le vie di Calalzo, quando all’improvviso vide uscire del fumo da un camino. Era la vigilia dell’Epifania e la vecchia non sapeva che stava per entrare nella casa della donna più anziana e saggia del paese. Infatti aveva preparato appositamente una “caliera” piena d’acqua benedetta.

Redosola, convinta di fare l’ennesimo brutto scherzo, si ritrovò a bagno nell’enorme pentola.

San Giovanni in quel momento apparve e le disse: «Io non ti battezzo. torna il prossimo anno! E intanto, in questi dodici mesi, conta: tutti i peli delle mucche di Praciadelan, tutte le gocce d’acqua del Vedesana e del Molinà. E tutti i sassi del ghiaione di Otin. Poi ti battezzerò».
La donna piena di buona volontà si mise all’opera: la cosa più difficile fu contare le gocce dei due torrenti. Redosola pensò allora di costruire una diga nel punto in cui i due torrenti si incontrano.
Diciamolo: non fu per niente una grande idea. La massa d’acqua che si era accumulata travolse Redosola e la diga. 

Da allora, quando si verifica una piena, i vecchi del paese dicono che la colpa è di Redosola. 

Inoltre, sempre gli anziani, dicono che la notte tra il 5 e il 6 gennaio, passando davanti alla chiesa di San Giovanni, si sentano le grida in lontananza di Redosola che dice: «Doan, doan batedeme (domani, domani battezzami).

Non si sa ancora se San Giovanni l’abbia battezzata, ma una cosa Redosola l’ha ben imparata: non si cala più da camini per dispetto: per farsi perdonare, la notte del 5 gennaio lascia doni nella calza ancora oggi.

E l’Epifania tutte le leggende si porta via… ma solo quelle di Natale!

Alla prossima!

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