«In Blowin’ in the wind ci sono nove domande. Per me, la decima, quella che manca, è: quante canzoni meravigliose ha fatto Bob Dylan? Per me, su 600 brani, almeno 599»: queste le parole con cui Michele Talo, direttore del Centro Consorzi e – in questo caso – scrittore, ha aperto la presentazione del suo libro “Bob, trasparente come il vento. Dylan, ruvido e rissoso” nelle sale della Fabbrica della Birra Belluno. Con lui, un musicista d’eccezione, Carlo De Bei, chitarrista con un passato a supporto dei Matia Bazar e di Mango e due volte sul palco del Festival di Sanremo.
È nata così una serata che tra parole e musica ha portato molti a scoprire – o ri-scoprire- il “menestrello del rock”, dalle sue origini e dai brani degli anni ’60 alla nuova consapevolezza degli ultimi album; sessant’anni di attività che hanno visto Dylan scrivere la storia della musica, sessant’anni di evoluzione artistica che, per chi come Talo fa della formazione e del processo creativo la propria professione, non potevano che essere analizzati e studiati.
Ad accompagnare i racconti dell’autore, la musica e la voce di De Bei: tanta classe nella musica quanta emozione nell’affrontare un mostro sacro.
Dylan non è solo musica: è un premio Pulitzer nel 2008, è un premio Nobel per la letteratura nel 2016, è un artista che ha vissuto e accompagnato con le sue note e le sue parole 60 anni di cambiamenti mondiali e personali, continuando ad attirare fan di tutte le età. Per questo, quando viene chiesto loro «Perché parlare e cantare ancora oggi Dylan?», Talo e De Bei non esitano nemmeno un attimo a posizionarlo nell’Olimpo della cultura.