Una segheria funzionante in un presepe: è la magia della borgata Mazzucchi

Una segheria funzionante in un presepe: è la magia della borgata Mazzucchi

L’Epifania tutte le feste si porta via? Ma non il presepe ai Mazzucchi, che rimarrà aperto fino alla fine del mese di gennaio (ogni giorno, dalle 8 alle 17). Anche stavolta, durante il periodo natalizio, la frazione situata tra Cadola e Pieve d’Alpago (in comune di Ponte nelle Alpi) ha regalato attimi di pura magia. Il presepe, è bene evidenziarlo, si trova nella chiesetta della borgata e ricostruisce un paese di montagna con scene di vita quotidiana.

Le novità non mancano mai: l’ultima riguarda una segheria in miniatura, perfettamente funzionante. Nello specifico, una segheria idraulica alla veneziana, utile per il taglio di tronchi in tavole. Il modello ricalca quello di Dimaro Folgarida, in val di Sole, dove lo stabilimento ha funzionato fino agli anni Sessanta. E ora è diventato un museo. 

LE PAROLE DI SARA 
Ma non è finita qui, perché la giovane stella della corsa su strada, Sara Mazzucco, ha voluto manifestare il suo attaccamento alla borgata, e al presepe, con parole di grande impatto emotivo. Eccole: «Agosto inoltrato e nella taverna di casa tutto si movimenta. Attrezzi, macchine, materiali, polvere, tintinnii di qualcuno che lavora con la musica a palla; è mio papà Sergio e sta già pensando alla progettazione di un manufatto innovativo da aggiungere al presepe del paese. Inizia, recupera vari materiali, consulta foto storiche, video e, piano, piano, l’idea si concretizza. Passano i mesi, i giorni, di continuo via vai, di ore di sonno perso, per arrivare alle ultime settimane in cui fra tensione, emozione e tanta carica il prodotto finale finalmente prende vita.
 Perché tanto lavoro? La risposta sta nella voglia, nell’ingegno, nella creatività, nell’amore di mio padre e di Walter, suo cugino, desiderosi di rivoluzionare ogni anno il presepe del mio amato paese ai piedi del monte Dolada.
 Un presepe nato da una “zoca” e cresciuto con l’aggiunta di case realizzate a mano, studiate nei minimi particolari, in modo da riprodurre fedelmente le antiche dimore di montagna, tuttora esistenti, oltre alle stalle, al mulino e al castello di Andraz. Per poi essere posizionate su una base studiata da Walter con l’intera ambientazione: la piazza, il ponte, il canale, il “campanon” per i bambini, il mercato. Tutto su un terreno scosceso, avendo sullo sfondo la bellezza infinita delle montagne dell’Alpago.
 Non è qualcosa che si vede ogni giorno è un presepe originale, unico e capace di ripercorre la storia e i lavori tipici dei nostri nonni, ma sopratutto nasconde un lavoro immenso che solo i più sensibili possono comprendere. 
Io e mio fratello viviamo questa situazione in prima persona e, ogni anno, torniamo per un attimo bambini, curiosi di vedere la novità. Notiamo il duro lavoro, la frustrazione dei due artisti di concludere in tempo l’ultimo pezzo da aggiungere al presepe per poi cogliere la commozione nei loro occhi a lavoro concluso.
 Emozione e felicità condivisa poi dall’intero paese, che prende vita e si anima di un’aura magica in grado di coinvolgere tutti i componenti di una grande famiglia: quella dei Mazzucco.
 Sono molto affezionata a quest’opera d’arte: ogni volta che la osservo mi emoziono, per la bellezza che emana, per la storia che conserva e che rimanda al passato. 
L’invito è rivolto a coloro che vogliono ammirare un presepe fuori dal consueto o anche, semplicemente, farsi un giro, due chiacchiere e scoprire un luogo paradisiaco immerso nella tranquillità delle montagne».

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