Si chiama “Rete di collaboratori familiari di prossimità” ed è il progetto promosso e coordinato dal Circolo Cultura e Stampa Bellunese che ha ottenuto un finanziamento da 141mila euro e che per i prossimi due anni si impegnerà per contrastare l’isolamento fisico e tecnologico degli anziani di Val di Zoldo.
Il tema al centro del progetto è quello dell’isolamento fisico, certo, peggiorato a seguito della pandemia, ma anche di quello digitale, scoppiato soprattutto nel post-Covid con il “dirottamento” dei servizi verso l’online, da quelli privati a quelli pubblici: «Il progetto mira ad affrontare entrambi i temi e prevede servizi fisici, oltre all’aiuto in ambito digitale per l’accesso alle piattaforme istituzionali, come l’INPS, o ai servizi di prima necessità, tipo quelli erogati da Poste Italiane», sottolinea quindi il presidente del Circolo, Luigino Boito.
L’idea è quella di realizzare una centrale operativa, coordinata da operatori che garantiranno un accesso fisico e telefonico per chi avesse necessità di accedere o prenotare un servizio e che potranno anche fornire servizi domiciliari.
Le necessità, come sottolinea il sindaco, sono tante e il ventaglio di possibilità è ampio.
Sia Boito che De Pellegrin infine concordano sulla necessità di rendere stabile e più diffuso il progetto: «Auspichiamo che al termine dei due anni di sperimentazione il progetto possa autofinanziarsi e quindi proseguire generando ulteriori occasioni», l’augurio del primo cittadino di Val di Zoldo subito raccolto e rilanciato dal presidente del Circolo Cultura e Stampa: «Riteniamo che l’impegno della Fondazione Cariverona dimostri la bontà dell’iniziativa e auspichiamo che possa interessare altre aree marginali del nostro territorio», conclude Boito.
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