«Un dj da 100mila visualizzazioni in Cadore: perché non promuoverlo?»

«Un dj da 100mila visualizzazioni in Cadore: perché non promuoverlo?»

È uno storico disc jockey, tra i più famosi in Italia. E conosciuto ben oltre i confini nazionali. Si chiama Joe T Vannelli (JTV) ed è stato in Cadore per portare la sua musica, sotto la regia di un promotore di eventi e dj come Andrea Muner: «Per JTV ho organizzato ben tre tappe in Cadore con lo scopo di valorizzare il più possibile il nostro territorio. Abbiamo toccato punte di 88mila visualizzazioni in diretta per il lago Antorno, 110.000 per il museo di Messner sopra il monte Rite e oltre 170mila visualizzazioni per le Tre Cime di Lavaredo. Senza considerare i video sui social e YouTube, dalle 20 alle 80mila visualizzazioni reali di media». Numeri roboanti: «E anche molto rari, perfino nelle dirette mondiali dei top dj. Le tappe dolomitiche sono state inserite pure nel libro di Joe (“God is a dj”, Baldini-Castoldi Editore) con le relative e splendide foto, scattate da un dronista». 

I costi sono importanti: «Si arriva tranquillamente a 3, 4mila euro. E trovare sponsor è stata un’impresa difficile, in tempi di crisi per il Covid. Difficile, sì. Ma fortunatamente non impossibile». Muner cerca collaborazione: «Avrei in mente grandi progetti di promozione del territorio e confido nell’aiuto di tutti. Alcune amministrazioni, a mio avviso, dovrebbero approfittare di queste occasioni perché non capitano due volte. Le stesse amministrazioni cadorine (se si esclude l’Unione montana della Valboite, Cibiana, Valle, Venas, Borca e San Vito di Cadore) hanno detto “no” a qualsiasi mia richiesta: “Non abbiamo soldi”, “non conosco il personaggio”, le risposte più gettonate, a cui si è aggiunta l’indifferenza. Non volendo creare polemiche non faccio nomi: il mio è un invito alla riflessione. Perché a mio avviso manca la reale volontà di operare nel settore turistico». 

Muner non si perde d’animo: «I cittadini che vogliono fare qualcosa per il territorio vanno ascoltati e aiutati. Devo quindi ringraziare gli sponsor privati che, in piena zona rossa e in lacrime di sangue, mi hanno dato una mano per portare avanti questo progetto. A volte sono sconfortato quando vedo che tutto viene fatto solo in vista di un guadagno, soprattutto sapendo della situazione attuale in cui versa il Cadore: a causa dei servizi inesistenti, ci ho rimesso del mio, e non poco. Però ho avuto una grande soddisfazione per essere riuscito a portare più volte dalle nostre parti, dove non ci sono discoteche né locali da ballo, uno storico dj».

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