Tesori d’arte nelle chiese del Bellunese: nel 60° del Vajont, il volume dedicato a Longarone

Tesori d’arte nelle chiese del Bellunese: nel 60° del Vajont, il volume dedicato a Longarone

“Longaronese 1963-2023. Fine e principio”. Si intitola così l’ultimo volume di Tesori d’arte nelle chiese del Bellunese, presentato ieri (1° dicembre) a Longarone. La fortunata collana della Provincia di Belluno nata esattamente vent’anni fa si arricchisce di un nuovo capitolo che ancora non era stato scritto, relativo alle evidenze artistiche del territorio che ha subito la tragedia del Vajont.

È proprio l’onda del 9 ottobre 1963 a fare da spartiacque, a costituire quel “fine e principio” che dà il titolo al volume, curato da Tommaso Fornasiero, Letizia Lonzi, Damiana Lucia Paternò e Marco Zucco, e realizzato dalla Provincia con il contributo della Regione Veneto e del Fondo Comuni confinanti, della diocesi di Belluno-Feltre e della Soprintendenza. Emblematica l’immagine scelta per la copertina, con l’architettura della vecchia chiesa parrocchiale e la reliquia di quanto rimasto.

«Longarone, con il suo territorio, era rimasto fuori dalle precedenti pubblicazioni di Tesori d’Arte. Il fatto di poter avere oggi un volume ricco e dettagliato sulle evidenze artistiche pre e post Vajont, proprio nel 60° anniversario della tragedia, è sicuramente un motivo di orgoglio e insieme anche di stimolo a non dimenticare cos’è accaduto, per mano dell’uomo» commenta il presidente della Provincia e sindaco di Longarone, Roberto Padrin. «Per i longaronesi è un libro che suscita emozioni forti. Per i non longaronesi è un’occasione per conoscere quello che era il paese prima della distruzione e cosa ha significato la ricostruzione».

Il libro è corredato da un ricco apparato fotografico che mostra la Longarone precedente il 1963. Il nucleo centrale riguarda le chiese, a partire dalla parrocchiale progettata da Michelucci, ma andando anche oltre Longarone e abbracciando in parte i territori comunali di Soverzene ed Erto e Casso, con schede su ogni singolo edificio. E non mancano approfondimenti sui paesaggi e le opere d’arte collegati allo sfruttamento idroelettrico del bacino del Piave, e sulla cava di Castellavazzo. 

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