Lavoratori stagionali: «Sostegni? Non riceviamo nulla da un anno»

Lavoratori stagionali: «Sostegni? Non riceviamo nulla da un anno»

Fatos Hoxha, albanese trapiantato a Belluno, è un lavoratore stagionale in agricoltura. È dipendente di una grande azienda zootecnica di Santa Giustina. Da un anno, però, anche lui vive giorno per giorno i problemi legati alla pandemia. «Fino alla scorsa primavera – spiega – eravamo 5 dipendenti a tempo pieno. Ora sono rimasto da solo. L’azienda per la quale lavoro aveva una stalla con centinaia di vacche, ora ne sono rimaste poco più di una cinquantina. Non c’è più lavoro. Di questo passo dovrà chiudere, e io come farò? Ho una famiglia da mantenere».

Quello di Fatos non è un caso isolato. Nella sua condizione ci sono circa 1.900 bellunesi. Sono i lavoratori stagionali del settore agricolo. Lavoratori esclusi da ogni forma di sostegno. La loro categoria non è stata compresa nemmeno nel decreto “Sostegni” recentemente licenziato dal governo. Così, ieri mattina, si sono ritrovati davanti alla prefettura, in piazza Duomo. E hanno portato le loro istanze al prefetto.

«Non abbiamo ottenuto nulla finora – spiegano Sebastiano Grosselle (Flai Cgil) e Corrado De Salvador (Fai cisl) – se non il primissimo aiuto erogato a marzo e aprile del 2020». Poi più nulla. Né a dicembre né, come detto, nel recente decreto “Sostegni”: «Chiediamo solo di essere trattati come gli altri».

La situazione in provincia è a macchia di leopardo. «Ci sono settori che hanno fortunatamente potuto continuare a lavorare – spiega Grosselle – come ad esempio le ditte boschive o le aziende lattiero – casearie, da sempre ricompresi nei settori fondamentali. Ma la maggior parte ha visto calare drasticamente le ore lavorate. Pensiamo al florovivaismo o al settore agrituristico. E visto che si parla di lavoratori stagionali, senza aver raggiunto un determinato monte ore di lavoro non si può avere accesso nemmeno agli ammortizzatori sociali».

Insomma, il presente e il futuro non sono rosei, per un mondo che invece avrebbe tanto da dare. «Si parla tanto di valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti, anche in ambito turistico – proseguono i sindacati – ma poi assistiamo a situazioni del genere. Dove vengono giustamente aiutati imprenditori e lavoratori della ricettività, ma si dimentica di sostenere gli attori primari della filiera». «L’idea – aggiunge De Salvador – è che a Roma non ci sia la consapevolezza di come funziona il territorio. L’agricoltura è fondamentale».

La delegazione di agricoltori, sindacati in testa, ha incontrato il prefetto Sergio Bracco. «Chiediamo che si faccia portavoce delle nostre istanze – spiegano gli agricoltori -. Non vogliamo battere i pugni sul tavolo tanto per, ma far notare a gran voce le contraddizioni che stanno alla base di queste scelte. Non chiediamo la luna. Ma semplicemente che venga introdotto il bonus anche per gli stagionali dell’agricoltura e la sua compatibilità con il reddito di emergenza. Il conteggio  per il 2020 delle stesse ore lavorate nel 2019 e l’estensione della Naspi ai dipendenti a tempo indeterminato di imprese cooperative e loro consorzi».

© Copyright – I testi pubblicati dalla redazione su newsinquota.it, ove non indicato diversamente, sono di proprietà della redazione del giornale e non è consentita in alcun modo la ripubblicazione e ridistribuzione se non autorizzata dal Direttore Responsabile.

TAG
CONDIVIDI
Articoli correlati
© 2023 NIQ Multimedia s.r.l.s. – C.F. e P.IVA: 01233140258
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Belluno n. 4/2019
Web Agency: A3 Soluzioni Informatiche
Made by: Larin
News In Quota
Torna in alto