Safilo, duemila in corteo per salvare lo stabilimento di Longarone

Safilo, duemila in corteo per salvare lo stabilimento di Longarone

Alta l’adesione allo sciopero indetto dai sindacati per cercare di salvare lo stabilimento Safilo di Longarone, dopo che l’ad del gruppo, Angelo Trocchia, nei giorni scorsi ha definito «Non più strategico» l’impianto.

Una dichiarazione arrivata come una beffa: sia perché giunta in contemporanea con la presentazione del bilancio 2022, chiuso con un aumento dei ricavi del 12%, sia perché non più tardi di tre anni fa la proprietà di Safilo assicurò di voler puntare fortemente sull’impianto longaronese dove si producono gli occhiali in metallo.

Un cambio di scenario così repentino non può che creare apprensione. Ed era questo il sentimento prevalente che si respirava davanti ai cancelli della fabbrica, nella zona industriale di Villanova. Dove, sfidando il vento gelido, si sono date appuntamento circa duemila persone. Quasi tutti i 472 lavoratori dello stabilimento, e assieme a loro un’ampia rappresentanza dei colleghi degli stabilimenti di Santa Maria di Sala e Padova (dove l’adesione allo sciopero – dicono i sindacati, è stato tra il 70e l’80%). Hanno voluto portare la loro solidarietà anche le delegazioni sindacali di molte altre realtà manifatturiere: dalla Luxottica alla Marcolin, alla Benetton. 

Da lì il corteo si è messo in movimento, attraversando la Statale 51 di Alemagna – rimasta chiusa al traffico per circa un’ora – e rientrando poi alla base, dopo essere passato a Thelios e Marcolin, le altre due realtà dell’occhialeria di stanza a Longarone. 

E’ stata poi la volta degli interventi. Dalle molte voci che si sono poi alternate al microfono è arrivato un appello all’unità: «Quella di Safilo è la battaglia di tutto il Made in Italy» ha detto Michele Boato, segretario della Femca Cisl Belluno – Treviso, appoggiato dalla neo segretaria della Cgil bellunese, Denise Casanova: «Se non lottiamo contro questa delocalizzazione – perché di questo stiamo parlando – poi ce ne saranno altre».

Al tavolo regionale Safilo Group dovrebbe portare anche l’esito della valutazione (affidata ad una ditta esterna) delle varie opzioni possibili per gestire la situazione dello stabilimento di Longarone: in questi giorni si parla insistentemente di un possibile interessamento di Thelios e Kering.

Intanto però l’incertezza crea apprensione: «Siamo qui per esprimere la vicinanza e la solidarietà di tutte le comunità cristiane del territorio- le parole del vescovo Marangoni. Non è la prima volta che ci troviamo a vivere situazioni di questo tipo, di non valorizzazione delle persone e delle risorse. Auspico che nei prossimi giorni si facciano passi avanti, è la dignità del territorio che lo chiede».

Grande preoccupazione tra i lavoratori. Molti di loro (di Longarone, ma anche di Santa Maria di Sala e di Padova) hanno voluto dire la loro al microfono. «Oggi siamo qui per difendere lo stabilimento di Longarone – l’appello all’unità lanciato da tutti – ma non solo, perché anche negli altri siti produttivi del gruppo cominciano ad arrivare segnali preoccupanti». 

«L’unione tra enti locali, sindaci, diocesi, sindacati e lavoratori sarà lo strumento con cui porteremo avanti una battaglia congiunta per salvare lo stabilimento – aggiunge il sindaco di Longarone, Roberto Padrin -. Safilo ha una responsabilità sociale su questo territorio e deve rendersene conto La mobilitazione di oggi è un segnale chiaro di cosa il territorio chiede, dopo aver contribuito ai successi dell’azienda».

Infine, una promessa: «Porterò una rappresentanza di lavoratori a Sanremo, dove come Provincia abbiamo uno spazio all’interno del Palafiori, per promuovere le nostre eccellenze. Perché le nostre eccellenze sono anche i lavoratori» 

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