Riduzione dei servizi ospedalieri, a rischio le fasce più deboli della popolazione

Riduzione dei servizi ospedalieri, a rischio le fasce più deboli della popolazione

«C’è un aspetto fondamentale nel dibattito di queste settimane relativo al rischio di depotenziamento dei servizi ospedalieri e sanitari nel nostro territorio che è passato un po’ sotto traccia e che preoccupa fortemente i sindaci, soprattutto dei Comuni più decentrati, ed è quello legato alle ricadute di eventuali ulteriori tagli sulle fasce più deboli della popolazione, in particolar modo sugli anziani». 

Parole del sindaco di Seren del Grappa, Dario Scopel, che sulla questione si fa interprete del sentire comune di molti colleghi con i quali è in costante collegamento. 

«Siamo molto preoccupati – prosegue Scopel -, perché alcuni dei reparti a rischio chiusura, o comunque ridimensionamento, di cui si parla insistentemente negli ultimi tempi – uno per tutti quello di neurologia – riguardano la cura di patologie, spesso croniche e degenerative, che toccano da vicino molte persone anziane, che a volte vivono sole e hanno forti difficoltà a spostarsi e raggiungere centri di cura dislocati in altre zone. È evidente che la chiusura di un servizio di questo tipo, aggiunta – nel caso di Feltre – a quella del reparto di psichiatria, andrebbe a impattare pesantemente sulle famiglie, che già sopportano pesi sociali e costi economici assolutamente gravosi». 

Per il sindaco di Seren, non si tratta di raggiungere un centro di eccellenza per una singola prestazione ambulatoriale o un intervento chirurgico. «Qui ci dobbiamo confrontare con situazioni spesso croniche e che richiedono un percorso di cura personalizzato e duraturo nel tempo, con la necessità di un rapporto medico-paziente” costante».

L’allarme lanciato sul possibile ridimensionamento dei servizi di neurologia a Feltre e Belluno è peraltro solo l’ultimo tassello di una questione ben più ampia e strutturale. Da qui la proposta: «Credo sia giunto il momento di mettere attorno a uno stesso tavolo i sindaci – che ben conoscono le esigenze delle comunità locali -, l’Azienda sanitaria e i primari, in qualità di referenti e portavoce delle realtà ospedaliere, per discutere della situazione e trovare delle soluzioni o quanto meno delle proposte condivise e complessive su cui ragionare con la Regione. Anche se il termine non mi piace molto – conclude Scopel -, una sorta di “stati generali” non tanto della sanità, quanto piuttosto della salute e delle possibilità di cura nel Bellunese, con l’obiettivo di dare uno sguardo organico e partecipato da tutti sul futuro del vivere nel nostro territorio; senza i servizi legati alla salute, ogni altro dibattito sulla lotta allo spopolamento o sullo sviluppo della nostra provincia è onestamente aria fritta».

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