Riaprono tutti, tranne le piscine. E i sindaci scrivono a ministri e parlamentari

Riaprono tutti, tranne le piscine. E i sindaci scrivono a ministri e parlamentari

Caro ministro, ti scrivo. Ma non per distrarmi un po’. I sindaci scrivono a Roma per chiedere che ne sarà delle piscine comunali. Perché tutti riaprono nei prossimi giorni, tranne le strutture per il nuoto. 

«Siamo molto preoccupati per il mondo dello sport e in particolare delle piscine non preso nella giusta considerazione. Si parla delle piscine solo per le aperture all’esterno (non certo una priorità in una provincia montana) dal 15 maggio, mentre non si parla di quelle coperte» si legge nella lettera inviata ai ministri Franco e D’Incà, e ai deputati bellunesi. Mittenti i primi cittadini di Belluno, Santa Giustina, Pedavena, Pieve di Cadore, Longarone e Falcade (in rappresentanza dell’Unione montana Agordina), vale a dire i Comuni dove ci sono piscine comunali.

Il problema è di ordine sociale oltre che economico. Perché le piscine consentono l’attività sportiva a ragazzi, giovanissimi, anziani e persone con disabilità. Quindi la domanda rivolta alla politica romana è ancora più forte, oltre che carica di amarezza. «Rimaniamo esclusi dalle aperture quando ormai riaprono tutti: pare che questa sia una delle attività più pericolose per la diffusione del virus, ma non è così – scrivono i sindaci -. C’è poi l’aspetto economico: i gestori chiedono aiuto, ma i nostri Comuni, per lo più di piccole dimensioni, non sono nelle condizioni di sopperire al mancato aiuto dello Stato nei confronti di tale attività. È necessario un intervento tempestivo e importante, altrimenti non solo molti bambini, ragazzi e appassionati non potranno svolgere le loro attività agonistiche e non, ma verrà meno un fondamentale servizio per la salute e salteranno posti di lavoro, con costi sociali notevoli».

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